TSI La Fabbrica dell’Attore – Saffo o il volo dell’acrobata
Dalla penna di Marguerite Yourcener nacque la rilettura in chiave contemporanea del mito della poetessa di Lesbo, ora adattato per la scena da Massimo Verdastro per Manuela Kustermann.
Era il 1935 quando la penna di Marguerite Yourcener si dedicava alla scrittura di Fuochi, riportando in vita alcuni personaggi femminili dell’antica Grecia e non, strappandoli al proprio passato e trapiantandoli nella contemporaneità. Ultima prosa lirica di questo prezioso scritto è Saffo o del suicidio che nel rifacimento di Massimo Verdastro e Manuela Kustermann diventa Saffo o il volo dell’acrobata. La Kustermann è interprete in scena e voce fuori campo: assume il ruolo della narratrice attraverso cui rivive il destino dell’antica poetessa, ora danzatrice in un circo, ed evoca la voce della stessa Saffo, poetessa/acrobata. “E’ acrobata come nei vecchi tempi era poetessa, perché la forma particolare dei suoi polmoni la obbliga a scegliere un mestiere che stia tra cielo e terra”. La voce di Saffo fa da controcanto al monologo in scena e in alcuni momenti le sue parole si fondono e confondono con quelle dalla narratrice.
Saffo è innamorata di Attide, giocoliera di fiori del suo circo, che lei stessa aveva iniziato a questo mestiere nomade, per poterla avere sempre con sé. Sua protetta e concubina, Attide scappa via con un uomo gettando Saffo nella disperazione. La donna vaga di città in città alla ricerca della fanciulla, senza trovarla. Al suo posto a Istanbul incontra Faone, uomo dalla grazia quasi femminea, e la somiglianza tra Faone e Attide è tale che la donna finisce per innamorarsene. Nato per caso sulle ceneri ancora ardenti di una passione mai sopita, il suo è un amore che la porterà a cercare la morte nell’aria, tra le corde tese del circo.
Ogni cosa in scena è un riferimento ad Attide, dallo specchio con su scritto il suo nome, alle ante dell’armadio, spalancate come la sera della sua scomparsa. Il racconto non è solo una lirica sull’inscindibilità di Eros e Thanatos ma anche una riflessione sulla condizione dell’artista, essere superiore condannato alla solitudine e all’infelicità. La lirica fu infatti concepita dalla sensibilità della scrittrice dopo aver assistito ad un varietà in Turchia, soffermandosi sulla solitudine degli artisti, nomadi senza fissa dimora in cerca d’amore. Saffo o del suicidio è un testo di notevole bellezza che Manuela Kustermann rincorre senza lasciar cadere nemmeno un respiro della scrittura originale di Marguerite Yourcener. Le luci, i costumi e le musiche giocano con il testo nel disegno registico di Massimo Verdastro, proiettandolo in una stanza della memoria, un luogo sacro dal quale si può uscire soltanto dalla porta principale lasciando nei presenti quella sensazione di morsa allo stomaco, qualcosa che di rado accade ancora in teatro, oggi.
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- Titolo originale: Saffo o il volo dell'acrobata