Tre Stelle. Il 2014 di Marina Niceforo
Un bilancio del 2014: la redazione cinema di Scene Contemporanee seleziona i propri tre film preferiti dall’anno appena conclusosi
Si può dire che l’anno cinematografico 2014- 2015 sia ancora a metà, se consideriamo che la distribuzione dei film stranieri nel nostro paese spesso slitta di molti mesi rispetto all’uscita originale. Solo nel 2014, infatti, sono arrivati nelle sale italiane i titoli che si sono dati battaglia all’ultima edizione degli Oscar (Dallas Buyers Club, The Wolf of Wall Street, Her, per citarne alcuni), ed è un peccato doverli escludere da questa breve top 3 dei migliori film dell’anno appena trascorso. Per non parlare dei film minori (accomunati frequentemente dalla provenienza non americana), che in molti casi non ricevono attenzione e visibilità nemmeno a livello nazionale, e la cui copertura al di fuori delle grandi città è imbarazzante.
Se all’inizio di un nuovo anno è lecito avere desideri e speranze, crediamo di interpretare quelli di tutti i cinefili italiani con l’auspicio di una migliore (più variegata, più capillare) e più tempestiva distribuzione dei film stranieri in Italia.
Nel frattempo, ecco alcuni dei film del 2014 che hanno lasciato il segno:
Interstellar. Visionario come sempre, Christopher Nolan approda infine nello spazio intergalattico, alla ricerca della speranza per l’umanità e per un padre e sua figlia. Amore e fede sono i concetti universali che il regista di Inception prova a tirare fuori dal lungo viaggio interstellare di McConaughey e soci, indubbiamente con risultati non del tutto soddisfacenti. Nonostante questo, la bellezza e la complessità visiva di questo film sono tali da rapire completamente lo spettatore e regalargli 3 ore di pura magia cinematografica.
Boyhood. Un esperimento durato 12 anni durante i quali Richard Linklater ha riunito ogni anno l’intero cast per filmare l’adolescenza di un ragazzo, dai 6 ai 18 anni. Il risultato è una storia dall’incredibile realismo, in cui sono celebrati tutti i passaggi della crescita del protagonista, dai problemi familiari alle situazioni più ordinarie. Boyhood è un sogno divenuto realtà, dove la quotidianità della vita di un ragazzo si fa romanzo di formazione dai toni teneri e intimi, dalla scrittura diretta e senza fronzoli.
Grand Budapest Hotel. Nel mondo di Wes Anderson le storie, anche quelle d’amore, si raccontano come fiabe pop in cui non c’è spazio per i sentimentalismi, ma solo per i sentimenti, da dipingere a tinte pastello in scenari decadenti e surreali. L’ultimo geniale quadro del regista statunitense riunisce ancora una volta un gruppo di personaggi indimenticabili, presentati come sempre secondo rigida perfezione geometrica e moderna concisione narrativa, ma senza tralasciare il cuore.