TradirEfare Teatro // La legge dei denari
La tragedia shakespeariana dell’usuraio Shylock e del mercante Antonio può rivivere persino nelle maschere della Commedia dell’Arte grazie alla compagnia TradirEfare Teatro e al festival “Come d’arte”
La legge dei denari ovvero la tragicommedia del Mercante di Venezia rappresenta un esempio della passione tutta italiana per un genere oggi troppo poco diffuso eppure così caratteristico del nostro paese: la Commedia dell’Arte. Inserito all’interno di “Come d’arte” Festival internazionale di Commedia dell’Arte giunto alla sua terza edizione, lo spettacolo, andato in scena il 23 febbraio al Teatro Abarico, è a cura della giovanissima compagnia TradirEfare Teatro, nata nel 2014 con l’intento di formarsi e specializzarsi nell’esperienza teatrale e recitativa della commedia dell’arte.
Il testo è un primo esempio del lavoro che gli attori della compagnia, improntata sul modello delle antiche compagnie fraternali, cercano di fare mutuando i testi classici della letteratura teatrale (Shakespeare, Goldoni, Moliere) nel tentativo di riportarli e incanalarli nei canoni tipici della commedia dell’arte con l’uso di maschere e costumi che esaltano e stigmatizzano le caratteristiche dei singoli personaggi.
Nella drammaturgia scritta da Federico Moschetti e Irene Scialanca, tratta liberamente dall’opera shakespeariana Il mercante di Venezia, gli attori della compagnia fanno rivivere, quindi, la tragedia dell’ebreo Shylock e del mercante Antonio nelle maschere e nei canoni della Commedia dell’Arte. In questo modo Shylock diviene il mercante per eccellenza, identificato dalla maschera del Pantalone, e gli altri personaggi sono a loro volta inseriti nei tratti tipici del genere: i servi, gli innamorati, il capitano, i dottori.
L’occasione della scomparsa di Bassanio, gentiluomo sempre bisognoso di prestiti, e di una contesa in materia di debiti regalano alla scena un canovaccio reinventato ad hoc che coinvolge lo spettatore, mentre i momenti scenici, alternati tra flashback e ritorni al presente, trattengono la sua attenzione e lo divertono con il gioco, la musica, le espressioni dialettali, grottesche e volutamente enfatizzate. Nell’assurdo, nella ripetizione di gesti e parole e nell’aspetto stereotipato della maschera e della postura, che esprimono le caratteristiche tipiche dei ruoli impersonati, c’è il massimo gioco dell’attore. Il tutto rende lo spettacolo una performance veramente sui generis, in cui entrano a far parte improvvisazione e caso grazie all’interazione con lo spettatore. Ed ecco che in lui può celarsi un aspirante pretendente della bella donna Porzia o un abile ballerino che prende parte alla festa in piazza nel movimentato lieto fine.
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- Titolo originale: LA LEGGE DEI DENARI ovvero La tragicommedia del Mercante di Venezia