Arti Performative Dialoghi

Torna a Roma “Attraversamenti Multipli”: le arti performative invadono gli spazi urbani del quartiere Quadraro

Roberta Leo

‘Dinamiche relazionali’, ‘partecipazione del pubblico’, ‘spazi urbani’. Sono queste le parole chiave di Attraversamenti Multipli, il festival multidisciplinare dedicato alle arti performative contemporanee che da stasera 17 al 26 settembre si snoderà nelle vie del quartiere Quadraro a Roma (e proseguirà il 2 e il 3 ottobre a Toffia, in provincia di Rieti) sotto la direzione artistica di Alessandra Ferraro e Pako Graziani.

Anche quest’anno “Scene Contemporanee” è media partner del festival che ha alle spalle venti anni di storia. Ospiti, tra gli altri, Antonio Rezza, Carlo Massari / C&C Company, Progetto Demoni / Ultimi Fuochi Teatro, Roberto Latini / Fortebraccio Teatro, Sara Sguotti, CollettivO CineticO, Salvo Lombardo / Chiasma. Il programma completo è consultabile al link.

All’alba della ventunesima edizione abbiamo intervistato Alessandra Ferraro, che ci ha spiegato come in questo lungo tempo il progetto si sia rafforzato e abbia sviluppato uno sguardo sempre più interculturale e multidisciplinare, facendo dell’ibridazione e della rivivificazione degli scenari urbani i suoi principali punti di forza ed evoluzione, rispecchiando con sempre più aderenza la scena performativa contemporanea.

 

Alessandra, il festival muove senza dubbio dall’elemento della ‘connessione’. Questa esigenza non è scaturita solo dalla pandemia che ci ha privato del contatto, giusto? Da cos’altro?

La connessione è uno dei pilastri del festival sin dalla sua nascita. Il festival si è trasformato negli anni migliorando e rafforzandosi nei suoi elementi, ma soprattutto ha conservato l’interazione tra azione artistica e paesaggi urbani, ma anche tra performance e pubblici. Si è sempre cercato, infatti, di dialogare con pubblici trasversali e diversi, non solo composti dagli addetti ai lavori e dai critici ma anche intesi in senso più ampio. Perciò si è lavorato molto al di fuori degli spazi convenzionali. Per molti anni Attraversamenti Multipli, prima di abitare dal 2017 il quartiere del Quadraro, è stato un festival nomade, sviluppatosi in più e differenti location. Quest’anno vi è poi una progettualità triennale (2020-2022) che, complice la pandemia, ha voluto maggiormente sottolineare l’elemento della relazione e della connessione. Quest’ultimo, che permea da sempre l’anima del festival, oggi si declina su più livelli, soprattutto a livello umano, attraverso una coscienza che ci interconnette, appunto, non solo tra noi ma anche con il pianeta e le altre specie viventi. Il festival è, dunque, composto da performance che lavorano sui confini di ciascuna disciplina performativa.

“Let My Body Be!” di Salvo Lombardo/Chiasma in scena il 25 settembre. Foto di Carolina Farina

Quali sono le principali idee di ibridazione tra i linguaggi artistici presenti nel festival?

Anche quest’anno Attraversamenti Multipli presenta dei formati particolari, frutto di un lavoro di ricerca che ha prodotto, ad esempio, la presentazione di spettacoli creati esclusivamente per il festival e per relazionarsi con i paesaggi urbani in cui si inseriscono le stesse performance. Un esempio di contatti diffusi tra i vari linguaggi artistici è l’operazione che prevede la scansione di vari QR code disseminati nel quartiere e rintracciabili attraverso una mappa distribuita all’infopoint del festival. Si tratta di un’operazione che nasce da laboratori di teatro con gruppi di adolescenti in tutta Italia. Questi teenager hanno formato dei gruppi di lettura (in un’epoca in cui leggere libri appare come un atto rivoluzionario) per poi estrapolare dai libri considerati dei brani da far recitare ad attori del festival. Lo spettatore, in seguito, attraverso il QR code, può ascoltare le letture dei vari libri. Si crea, quindi, una dimensione digitale, un incontro tra teatro, letteratura e nuove tecnologie. Un altro esempio in tal senso è dato da CollettivO CineticO, che presenta un lavoro che intreccia danza e disegno live (la danza si snoda su un lungo rotolo di carta disegnato live) e musica live; Sara Sguotti presenta una performance che, ancora, interseca danza e musica dal vivo. Ci saranno anche percorsi di narrazione all’interno del quartiere, di esplorazione performativa del territorio che ci circonda.  Questo è solo qualche esempio, ma c’è tanto altro ancora. Le performing arts contemporanee in questo momento spingono oltre i tradizionali codici artistici, lavorando proprio su queste ibridazioni e il festival segue e asseconda tale espansione ed evoluzione.

Attraversamenti Multipli, 2019. Foto di Chiara Cocchi

Lo spirito del festival è orientato anche verso le nuove generazioni con l’intento di educare nuovi giovani spettatori?

Sì, a tal proposito abbiamo una sezione KIDS dedicata alle generazioni di spettatori più giovani, con una serie di spettacoli di circo contemporaneo; inoltre, abbiamo molti momenti di workshop e formazione. Quest’anno il festival si muove in due direzioni: una prima parte di lezioni open di flamenco, poiché quest’anno ci siamo posti come obiettivo principale quello di creare momenti di incontro, apertura e coinvolgimento. E questo è fondamentale dopo tanta chiusura e impossibilità di contatto; in secondo luogo abbiamo un laboratorio interculturale per la creazione di una Redazione Meticcia, frutto del progetto Spettatori Migranti / Attori Sociali coordinato da Luca Lotano. Si tratta di un gruppo di ragazzi, anche di diverse provenienze geografiche, che curano questa redazione seguendo il festival e gestendo un apposito blog con rubriche, backstage, interviste agli artisti. È un laboratorio di visione fatto da spettatori che semplicemente raccontano ciò che vedono e ovviamente ciò consente una visione interculturale del festival. Nasce così la possibilità di attivare un discorso sui nuovi pubblici e quindi anche sulle nuove cittadinanze. Ed è molto interessante notare come la nostra scena contemporanea viene vista e raccontata da altri sguardi, altre culture. Questo progetto quest’anno, dopo quattro anni, si rafforza e s’intreccia con Dominio Pubblico e il centro interculturale scuola di Asinitas scuola italiano per stranieri e con un progetto europeo Erasmus.

Il 23 settembre verrà presentato il libro Attraversamenti Multipli 2001-2020 un viaggio tra gli orizzonti mobile delle arti performative, un libro dedicato ai primi 20 anni di vita del festival. Che bilancio potreste fare dopo questo primo ventennio?

Teniamo molto a questa giornata perché abbiamo lavorato al libro durante il lockdown. Esso raccoglie foto, scritti di critici, interviste. Non immaginavamo certo di festeggiare vent’anni di festival quando siamo partiti nel 2001 quindi il bilancio è assolutamente positivo e, soprattutto, pensiamo che nel suo piccolo esso sia riuscito ad offrire un contributo sull’espansione della scena artistica contemporanea verso i paesaggi urbani, creando nuovi input per le nuove generazioni di artisti e spingendoli a lavorare sulla multidisciplinarietà. Oggi molti festival lavorano in tal senso, anche a livello internazionale, ma nel 2001, quando siamo partiti, tutto ciò non era affatto scontato. E oggi siamo felici del risultato.

 

[Immagine di copertina: Alessandra Ferraro e Pako Graziani. Foto di Carolina Farina]

 



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