Chained
Vincent D’Onofrio è un serial killer misogino e carceriere nel nuovo film della maturata Jennifer Lynch figlia di David
Chained: è la condizione standard di Rabbit, incatenato in casa di Bob sin da quando fu rapito insieme a sua madre all’età di 9 anni. Rapito per sbaglio, conseguenza di un qualcosa che “andava fatto” stirata fino alla costrizione a diventare lo schiavo personale d’un assassino seriale per anni ed anni. Non si sa molto di Bob, se non che odia le donne al punto da rapirle, violentarle ed ucciderle, e di un problema con suo padre quand’era ancora bambino, ma ciò che è certo che è lui stesso a soffrire d’una sorta di sindrome di Stoccolma all’inverso: inizia ad affezionarsi al suo stesso schiavo al punto da volerne fare il suo successore. Rabbit era il titolo previsto dalla regista Jennifer Chambers Lynch, figlia d’arte del più che noto David, erede solo d’un certo gusto del grottesco (dimostrato con le pagine de The Secret Diary of Laura Palmer) ed una passione bizzarra per i roditori dalle orecchie lunghe.
Certo gli studios non potevano permettere un titolo così “chiuso” e privo della speranza nascosta dietro la possibilità di spezzare una catena, un’impressione facile da togliere tanto quanto è in ogni caso impossibile cambiare i fatti raccontati all’interno di un film: il dramma personale d’un assassino e del suo schiavo, uniti da un affetto malato che ne distorce la visione e i rapporti. L’uno fedele a se stesso, l’altro agli insegnamenti d’una famiglia smembrata dal rapimento e dall’assassinio della madre (breve apparizione di Julia Ormond), un agglomerato claustrofobico ripreso dalla mano di una Lynch che sembra aver finalmente imparato il mestiere dopo anni ed anni di flop. I fallimenti del passato devono averle insegnato una lezione, ancora non ben compresa a causa di un finale che distrugge l’intrigante tensione costruitasi nel corso della pellicola con un colpo di scena inatteso e non per questo riuscito, poiché in contrasto con il tono del film intero: di colpo il film all’interno della cassetta sembra fermarsi per tornare indietro. Non positivo.
Ad essere eccellente è invece il cast con i suoi due protagonisti Vincent D’Onofrio nel ruolo dell’ “ignorante” e malato a causa d’un passato che ancora lo fa essere un bambino, un bambino che sogna d’esser padre il cui figlio sarebbe il Rabbit interpretato prima dal giovane Evan Bird, a cui son toccate tutte le urla, poi all’adolescente Eamon Farren. Nonostante l’aspetto surreale dell’intero assetto (perché nessuno si accorge mai del taxi di Bob?) e delle possibili assurdità ingiustificabili (decine di donne uccise e mai trovato un collegamento?), Chained di Jennifer Lynch è un film “horror” piacevole e ben costruito entro i suoi fini precostituiti.
Dettagli
- Titolo originale: Chained
- Regia: Jennifer Lynch
- Anno di Uscita: 2012
- Genere: Horror
- Fotografia: Shane Daly
- Musiche: Climax Golden Twins
- Costumi: Brenda Shenher
- Produzione: Canada
- Cast: Vincent D'Onofrio, Eamon Farren, Evan Bird
- Sceneggiatura: Damian O'Donnell, Jennifer Lynch