Cinema Il cine-occhio

The Operative – Sotto Copertura

Stefano Valva

Una missione sotto copertura, per certi versi, assomiglia al modo di fare cinema. Si deve creare una storia, che un agente (in stile attore) deve imparare a memoria per crearsi una maschera da mostrare in pubblico, o meglio, nel contesto ove la missione deve essere effettuata. Tale agente deve abbandonare tutte le proprie emozioni personali, la sfera psicologica, allontanare gli affetti e le situazioni private. O ancor peggio, costruirsi un’emotività falsa, non spontanea.

Eppure, se tali agenti devono diventare non solo dei fenomenali attori, ma anche dei killer spietati, dei robot pronti a tutto senza nessun rimorso, senza nessuna esitazione, per quanto essi possono nascondere le reali emotività all’interno di un mondo simile?

Visionando il film di Yuval Adler (non nuovo a tale plot), ossia The Operative, l’interrogativo sorge spontaneo, soprattutto se la protagonista – che deve compiere una delicata missione sotto-copertura in Iran – è una donna, ossia Rachel, interpretata da una Diane Kruger qui mora.

Personaggio femminile che viene caricato di umanità dal regista, il quale ne sottolinea anche le enormi sofferenze fisiche e psicologiche nell’approdare in un mondo del genere, ossia all’interno di un’indagine su di una società iraniana che fornisce tecnologie utili per l’espansione degli armamenti nucleari della nazione medio-orientale.

Problemi come la violenza fisica verso le donne o come la cultura della possessività sulla donna, la questione dell’amore, dell’attrazione, della gravidanza, sono nefandezze che possono sorgere anche in una missione apparentemente basata sulla disumanità e su una sterilità e ipocrisia dei rapporti relazionali.

Eppure, non solo la protagonista cercherà e soffrirà per una spiccata umanità in un contesto amorfo, ma anche il coprotagonista maschio, ossia Thomas (Martin Freeman), il quale sembra inizialmente lo stereotipo dell’agente cinico e imperscrutabile, non mancherà pian piano di far uscire una forte personalità, vicina alle sorti della collega ed amica Rachel.

Il film è tratto dal romanzo The English Teacher di Yiftach Reicher, un titolo che presenta buona parte del plot, dato che Rachel si intrufola in Iran come insegnante di Inglese per i bambini delle scuole di Teheran, ove da quel contesto lavorativo conoscerà la sua preda, ossia Farhad, il proprietario dell’azienda sulla quale l’intelligence israeliana ed europea indagano.

La profondità psicologica – che i personaggi di Adler hanno per tutto il minutaggio – non fa dimenticare al regista di sviluppare anche gli elementi più caratteristici di un film action e/o di spionaggio (seppur l’opera diventi indipendente, dato che non si avvicina né alla spy story classica, riproposta negli ultimi anni da film come Il Ponte delle Spie di Steven Spielberg, né a pellicole marcatamente action come la saga di 007 o di Mission Impossible):

Con delle scene d’azione crude e improvvise, accompagnate sempre dalla citata reazione psicologica, ossia di riflessione verso un contesto che la protagonista trova per sé inadatto, come se fosse immersa in un vortice dal quale non sa come uscirne. Con un intrecciato e complesso gioco coi tempi – anche se pur sempre dichiarativo – ove l’autore, alternando il racconto tra flashback e presente, pone il film come una rassegna da interrogatorio su una missione già conclusa, della quale lo spettatore deve scoprirne le scelte e i destini dei protagonisti. Tale intreccio fa fare bella figura al montaggio, che ancor di più deve riuscire a gestire sapientemente i ritmi e la coerenza della narrazione, attraverso un complicato incastro delle sequenze, che richiama – nonostante ciò – una visione attenta e lucida dello spettatore.

Tale gioco coi tempi – iniziando dalla fine per andare a ritroso (quasi di stampo tarantiniano) – è funzionale per la creazione di una pellicola non standardizzata, e per l’evoluzione di un plot che, eseguito linearmente, si sarebbe fossilizzato su di una narrazione accademica. Quindi tale scelta va a favore del regista, ed è utile anche per oscurare una sceneggiatura non sempre brillante sui dialoghi e sui momenti più significativi tra i personaggi.

Infine l’intreccio dei tempi viene solidificato da un finale caotico, aperto, lasciato a molteplici interpretazioni, ove lo spettatore non può visionare un epilogo appagante, proprio perché un contesto del genere – essendo un circolo vizioso – difficilmente può averlo.

Perché The Operative non è solo il racconto di una missione, ma anche di uno stile di vita, di un contesto dinamico e pericoloso, di una fuga continua, di un’attesa angosciante delle conseguenze alle proprie azioni e alle proprie scelte, di una comprensione di quello che si vuole essere, e inoltre, di quello che è giusto e di quello che è sbagliato.

La sfortuna dei personaggi più umani e umanizzati dell’opera è che il contesto politico, militare, ossia quello dei servizi segreti, non pensa a cosa sia giusto o sbagliato, crede soltanto a quello che deve essere fatto, per un fine sostanzialmente economico e strategico per le nazioni in causa. Fa di tutto pur di annichilire chi ci sta dentro.

La sfortuna oltretutto è di una donna, sola contro tutto e tutti, e contro principalmente la mente e il corpo dei maschi. Una donna che deve ricercare all’interno del proprio essere la forza per sostenersi contro una situazione più grande di lei e di chiunque altro. Deve pensare finalmente a sé stessa, per non farsi più manipolare, e per puntare ad un bene che sia realmente superiore, ossia non altro che la fine delle più peculiari afflizioni. Finire di recitare, per iniziare a vivere.


  • Diretto da: Yuvan Adler
  • Prodotto da: Anne Carey, Jonathan Doweck, Viola Fügen, Michael Weber
  • Scritto da: Yuval Adler
  • Tratto da: "The English Teacher" di Yiftach Reicher-Atir
  • Protagonisti: Diane Kruger, Martin Freeman, Cas Anvar
  • Musiche di: Frank Ilfman
  • Fotografia di: Kolja Brandt
  • Montato da: Hansjörg Weißbrich
  • Distribuito da: Vertical Entertainment (USA)
  • Casa di Produzione: Black Bear Pictures, Match Factory Productions, Spiro Films, Archer Gray Productions, Le Pacte, Mountain Trail Films
  • Data di uscita: 10/02/2019 (Berlinale), 02/08/2019 (USA)
  • Durata: 120 minuti
  • Paese: Stati Uniti, Germania, Francia, Israele
  • Lingua: Inglese

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