Cinema

The Ghostmaker

Vincenzo De Divitiis

Da concept artist a regista, l’italiano Mauro Borrelli, dopo aver lavorato per anni tra le truppe di artisti di Tim Burton e Francis Ford Coppola, esordisce sul grande schermo deludendo gli amanti dell’horror.

Ogni volta che ci si trova di fronte ad un horror italiano è impossibile non ripensare ad uno dei filoni più creativi e fertili del nostro cinema insieme ai suoi più importanti esponenti come Dario Argento, Mario Bava e Lucio Fulci su tutti. Una generazione di “fenomeni” a cui, però, ne hanno fatto seguito altre non in grado di apprendere e mettere in pratica a pieno la lezione dei loro maestri provocando il lentoed inesorabile declino del genere. Una china negativa da cui non sfugge nemmeno The  Ghostmaker di Mauro Borrelli, regista italiano già da molti anni presente ad Hollywood nel ruolo di concept designer per grandi produzioni e registi di fama mondiale (con Tim Burton e Francis Ford Coppola le collaborazioni più frequenti). Un film dalle buone premesse ma dagli esiti non del tutto convincenti.

Kyle (Aaron Dean Eisenberg) è uno studente universitario che pulisce cantine per far fronte a difficoltà economiche. Durante uno di questi servizi scopre un’antica bara al cui interno trova un marchingegno progettato in modo da far provare per pochi minuti un’esperienza ultrasensoriale vicina alla morte. Una qualità che affascina il giovane e i suoi amici, Sutton (J. Walter Holland) e Platt (Jared Grey), trascinandoli in una spirale di follia e morte che vede come perno centrale la bella fidanzata di  Kyle, Julie (Liz Fenning).

“Non aprite quella bara”, questa è l’espressione, mutuata dal famoso film di Tobe Hooper, che sintetizza al meglio un’idea nel complesso stimolante ed originale ma che perde brillantezza e consistenza con lo svolgersi della storia. Una sceneggiatura caratterizzata da svariati passaggi a vuoto con momenti di suspense decisamente poco riusciti, psicologie dei personaggi non ben tratteggiate (si veda il ruolo poco chiaro affidato allo spettro di Von Tristen). Quest’ultimo aspetto trascina gli interpreti verso performance non all’altezza con pochi margini per esprimersi al meglio e dar forza ai loro personaggi. A peggiorare il tutto ci pensano alcuni effetti speciali posticci e fuori luogo che con la loro tendenza alla fantascienza e il ricorso eccessivo al computer simboleggiano la perdita di quella dimensione “artigianale”, vero punto di forza e di fascino del succitato horror all’italiana. L’unico elemento da salvare è l’ottima fotografia di Eric Gustavo Petersen che ricorda l’irrealismo cromatico sperimentato da Bava in film come La frustra e il Corpo e Sei donne per l’assassino, con un colore blu scuro che più che illuminare sembra colorare le scene conferendo un’ambientazione surreale ed atipica.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Mauro Borrelli
  • Fotografia: Eric Gustavo Petersen
  • Musiche: José J. Herring, Christopher Young
  • Cast: Aaron Dean Eisenberg, Liz Fenning, J. Walter Holland, Jared Grey
  • Sceneggiatura: Mauro Borrelli, Scott Svatos

Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti