Tempo che Passa
Il primo Album dei Rifugio Zena
Ci sono voluti 11 anni, ma ce l’abbiamo fatta”, così Mario del Regno, cantante e bassista dei Rifugio Zena, apre il concerto di presentazione di Tempo che passa, il primo album della band.
Effettivamente, questa formazione non è assolutamente alle prime note ed il CD in questione non è il loro primo lavoro discografico, essendo stato preceduto da varie demo, come ogni rispettabile carriera musicale dovrebbe prevedere: gli undici anni di attesa si sentono tutti e come il buon vino hanno il sapore della pazienza e del duro lavoro.
Tempo che passa è una raccolta di puro rock vecchio stile, ma non scade mai in ammuffite routine, in nostalgiche sonorità od in pesanti tecnicismi: chi qui scrive ha cercato ossessivamente una pecca, nel tentativo di dare l’idea di una critica oggettiva, ma ad ogni ascolto la musica sembrava più viva e familiare.
E’ questo, sicuramente, il caso di “Una Canzone Scema”, vecchia gloria della band, che con essa si è evoluta: il testo racconta una fiaba moderna, ambientata in un contesto al limite del fantasy ed i cui due protagonisti sono un orso bianco ed un topo di dimensioni umane; la musica alterna larghe ritmiche ed insidiose strettoie fatte di arpeggi distorti, come abile punteggiatura alla narrazione: un’ottima fiaba della “brava” notte per i rockettari più incalliti.
I Rifugio Zena, tuttavia, sono anche in grado di mostrare il loro lato più morbido, come nell’ottava traccia “Musa” che, alternando tempi dispari e pari, sembra quasi un appello a riempirsi gli occhi della bellezza della semplicità di una donna che danza, per il solo gusto di farlo.
Oltre alla voce/basso già citata, il gruppo è composto dalla chitarra di Mauro Correale, tagliente o sinuosa a seconda delle necessità e dalla batteria di Gerardo Fiore, impeccabile nel farsi carico delle ritmiche serrate, lasciando libero il basso di trasformarsi, in alcuni casi, in uno strumento melodico.
Certo, non si tratta di un album di musica leggera e si sente chiaramente che il target di riferimento è ricercato particolarmente tra i musicisti, ma i testi profondi e le melodie morbide lo rendono accessibile anche ad un orecchio meno allenato, con l’unica condizione che sia disposto a mettere in gioco i canoni della musica di facile ascolto.
Strizziamo l’occhio, infine, anche al packaging a cura di Simonetta Pagliuca, totalmente incentrato sulla semplicità di una barchetta di carta, fino al punto di trovare all’interno della confezione un foglietto bianco e le istruzioni per costruirne una.
Tempo che passa è un CD da ascoltare, da guardare e da giocare, l’espressione migliore di una musica rock in via di ri-emersione.