Arti Performative

Tavole da Palcoscenico – Da questa parte

Marcella Santomassimo

Storia di due donne sole

Attraverso tre cornici, illuminate da una luce dorata, una donna mostra i suoi differenti volti. Un atto unico in tre tempi: il tempo di una moglie, quello di un’amante e quello della verità. A celare il resto del corpo dell’attrice Assia Favillo uno schermo al quale è affidato il compito di mostrare tutti quei pensieri che ci eravamo illusi di poter tenere a bada, al sicuro nella nostra mente.

Valeria è la moglie di Roberto. Rimasta incinta molto giovane rinuncia a tutto in nome di quei valori che i suoi genitori avevano contribuito a radicare in lei. Cullata dai ricordi di una vita innamorata e felice, si lascia andare ad una sequela di riflessioni che quasi le fanno perdere di vista la ragione per cui si trova in quel momento in un teatro, in un luogo sospeso. Pare che suo marito le abbia chiesto di portare il figlio Lorenzo dai nonni e di starsene in disparte mentre lui prende un’importante decisione. Le cornici ci mostrano poi un’altra donna Daniela, l’amante di Roberto. Conosciamo anche lei: è una donna sola, sogna una famiglia, una villa con giardino giudica spocchiosamente la moglie dell’uomo che oramai considera suo e rifugge i gatti, convinta che possederne uno rappresenti agli occhi inquisitori della gente un chiaro e visibile segnale di “singolitudine”. Dietro i suoi modi da smargiassa, sicuri e sprezzanti, si nasconde la paura di una condizione di solitudine che è stanca di vivere e di patire. Ma Valeria sa dell’amante (o delle amanti del marito), pensa ad un’alleanza con Daniela contro le altre, delira, colpisce con rabbia. Il suo è solo un tentativo di sopravvivere, rifuggire la verità che è un boccone troppo grosso da digerire; e così la fa a pezzi, la rivela a se stessa e agli altri a piccole dosi. Il lenzuolo bianco ci rivela ciò che veramente è accaduto. Lorenzo non c’è più. Ecco il cortocircuito. Ecco l’unica ragione che può portare una donna a perdere l’equilibrio, a imbavagliare il marito, legarlo ad una sedia. Il movente è ancora una volta la paura, sempre la stessa, quella della solitudine non scelta. La pièce è una storie di battaglie, ognuna combattuta dalla propria parte per prendersi o riprendersi quello di cui si ha estremo bisogno, ovvero quello che manca.

Il duo Emanuele Tirelli-Iolanda Salvato questa volta sembra non aver funzionato, o meglio non del tutto. L’espediente delle proiezioni video spezzetta l’azione, irrompe sulla scena e interrompe il flusso. Il testo finisce per affidarsi alle immagini, confidando nella loro chiarezza, e lascia cadere situazioni che forse richiederebbero più ampio respiro. Interessante l’espediente narrativo dell’ambientazione teatrale, abbandonato però troppo presto.

 

 


Dettagli

  • Titolo originale: Da questa parte (ovvero quel che manca)

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