Cinema

Stoker

Cristina Lucarelli

La lingua inglese e la produzione americana non fermano il talentuoso regista sudcoreano Park Chan-wook dall’intingere la sua pellicole nelle amate passioni fisiche e psicologiche.

Park Chan-wook lo avevamo amato per la trilogia della vendetta, soprattutto per quel crudele e doloroso affresco di morte che è lo splendido Old Boy, e credo che dopo Stoker non smetteremo di volergli bene, in fondo se lo merita. Horror famigliare, psyco thriller, l’ultima pellicola del sudcoreano tinteggia lo schermo del rosso del sangue e ti rapisce con il rosso della passione.

India (Mia Wasikowska) è appena maggiorenne e già si appresta a vivere una tragedia: la morte del papà Richard cui era molto legata. Proprio a causa di questo legame particolare con la figura paterna, Mia si allontana dalla madre (Nicole Kidman), incapace di stabilire un contatto con la propria figlia. Durante le esequie funebri arriva un misterioso personaggio: fa la sua comparsa lo zio Charlie (Matthew Goode), l’eccentrico fratello di Richard. Né India né Evelyn possono restare indifferenti al nuovo personaggio e ben presto si insinua una strana attrazione. La normalità non ha scampo nel quadro dipinto da Park Chan-wook, e così essa non può altro che essere spazzata da un vortice di bugie, follia ed oscuri segreti.

Se la sceneggiatura di Wentworth Miller è solida ma semplice, la regia ne sfrutta sapientemente le atmosfere evocate, tra suspance e feticismo, in un gioco di rimandi che pare più un tranello giocato di sponda, ma con un pizzico di irriverenza che in questo caso non guasta. Una regia brillante che corre di fianco al plot, anzi, lo spinge a galla, una regia che non cerca di sopraffarlo; una regia che mette in scena piani sequenza perfetti e carichi di narrazione. Pervaso da un certo senso di sadismo – seppur contenuto – che strizza l’occhio a quel cinema asiatico che va da Kitano a Miike passando per Kim Ki-Duk, Stoker vampirizza lo spettatore (e non poteva essere altrimenti, visto il titolo) anche grazie ad un cast davvero efficiente. Su tutti brilla Mia Wasikowska, ma anche la Kidman sfila dal cilindro una prova più che egregia. Quasi ipnotico l’affascinante Matthew Goode, personificazione del turbamento e del male. L’erotismo della messa in scena si abbandona lascivo ad una forma sofisticata e ambigua secondo la lezione hitchcockiana: ci si nasconde, ci si spia, ci si ammanta di morbosità e scabrosità. E si varca la soglia del dolore. Tortuoso e raffinato, con Stoker Park Chan-wook si è diviso tra arte e industria, ma a conti fatti la sua bravura è rimasta immutata e l’operazione è meno commerciale di quanto si possa immaginare.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Park Chan-wook
  • Fotografia: Chung Chung-hoon
  • Musiche: Clint Mansell
  • Cast: Nicole Kidman, Matthew Goode, Mia Wasikowska
  • Sceneggiatura: Wentoworth Miller

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