Cinema Il cine-occhio

Soul

Stefano Valva

Attraverso un percorso che include Up, Inside Out – e in parte anche Coco e Zootropolis – la Pixar arriva al film d’animazione Soul – sempre diretto da Pete Docter – sia con un bel bagaglio narrativo alle spalle, sia mantenendo il binomio intrattenimento – pathos, e sia rendendo esaustivo lo stesso percorso – almeno per il momento – con un’opera che vuole andare in ogni sequenza oltre, oltre il visibile e il reale, oltre la superficie della vita e verso l’essenza dell’umanità, oltre un film dell’attuale mainstream.  

Perché Soul seguendo il titolo inglese non è in toto una pellicola su che cos’è l’anima o sulla natura mistica ed esoterica dell’animo umano – seppur tali tematiche vengano affrontate – è altresì sulla connessione indissolubile tra anima e corpo, che qui non è per forza di cose un collegamento univoco, bensì multilaterale, che per tante variabili muta tra il tempo e lo spazio. 

Questo è il viaggio mnemonico, ultraterreno e sfacciatamente umano del protagonista Joe Gardner, un insegnante di musica che affronta la vita secondo i rimorsi, ossia quelli del non essere diventato – come il padre – l’astro nascente del moderno jazz americano, quindi egli vive secondo la maledizione del figlio d’arte che ha fallito, e che a mezz’età cerca ancora la grande occasione, per slanciare e rilanciare la propria esistenza. 

Un evento eccezionale, gli farà intraprendere un viaggio assurdo e rivelatore (basato in superficie sull’equivoco, sull’incomprensibilità e sullo scambio), ove un tombino – oggetto che ha la funzione di essere un totem, una sorta di ponte – lo trasporterà in un limbo tra la vita e la morte, tra l’essere e il non essere, tra il corpo e l’anima, tra l’attesa di ritornare sulla terra e quella di andare nell’altro mondo. Il viaggio stavolta, non è all’interno dell’inconscio e del subconscio come in Inside Out, bensì sono il corpo e l’anima che rispettivamente intraprendono un’esplorazione sulla terra, che è strettamente collegata a quella nel limbo delle anime immortali, della costruzione delle personalità, delle passioni, delle “scintille”, delle peculiarità di ognuno di noi, che vengono poi trasmigrate e concretizzate nella vita terrestre. 

In tutto questo, ciò che più salta all’occhio di Soul e che lo fanno divenire – aldilà dell’essere un film che ripropone e metabolizza gli insegnamenti della psicoanalisi e della science fiction – singolare nel suo genere, sono due aspetti: Il tema dell’anima gemella e quello della musica. La prima non è intesa come mera entità affine da scoprire e da amare alla follia, è altresì una sorta di compagna, di figlia e di seguace, che scopre attraverso l’anima che ha già vissuto la vita mortale le sottigliezze dell’esistenza e la formazione dello scopo; la musica invece, avvalora la funzione dell’arte di essere una creazione magica, che può sorprendentemente collegarsi con i mondi del non visibile, così da unire – seppur per pochi attimi – l’anima e il corpo, e farle comunicare a vicenda.  

Uscendo dal come il film razionalizza determinati temi filosofici – che comunque rappresentano la componente più affascinante – non si può non rimanere colpiti da come tecnicamente viene composta l’animazione, capace di raffigurare sapientemente mondi e temi così astratti, senza sprofondare inoltre in un racconto che sia estremamente didascalico o accademico – quindi contorto e saccente – bensì incorporando anche le parti meno chiare della sceneggiatura, con le gag, l’intrattenimento, le metafore e l’ironia. Soul inoltre, è pur sempre nella sua malinconica profondità un film positivista, un racconto dal classico happy ending della Disney, un excursus che possa donare al genere umano più risposte che domande, più rivelazioni che dubbi, più fascino ed energia che angosce e afflizioni. 

Joe Gardner si ritrova inconsapevolmente a iniziare un viaggio dell’eroe che non è permeato di imprese, di buone azioni, di mitizzazioni o di eventi epici, qui l’eroe è chi comprende la vera essenza delle cose, chi riesce a raggiungere la serenità con se stesso e di conseguenza con l’altro, chi è nella positività anche se non può comprendere perché non arrivi a degli obiettivi che sono mere strutture superficiali e traguardi momentanei, chi finalmente adora la vita per quello che è, dopo aver provato la sensazione della perdita e della fine di ogni cosa, chi si dona al prossimo senza pensare che la corporeità sia di natura esclusiva e sinonimo di proprietà, perché così si amerà indirettamente ancora di più il proprio corpo e quello degli altri. 

E se sono molteplici i quesiti che rimangono post-visione, sulla natura e sul controllo del mondo ultraterreno, su contesti e destinazioni poco approfonditi, e su temi che in virtù della storia dell’umanità e della filosofia stessa, restano su alcune questioni in eterno e ragionevole dubbio, Soul è un’opera sfumata e concreta, esplicita e implicita, esistenziale e mitica, e che si smuove tra superficie e profondità, tra la vita e ciò che riteniamo morte (la quale è soltanto un’altra via, per dirla alla Gandalf de Il Signore degli anelli). 

Un altro ed importante tassello per le parabole dell’esistenza della Pixar, e su ogni aspetto della misteriosa e complicata natura ed eterno mistero dell’essere e dell’esprimersi. Un ulteriore pezzo del puzzle, per la costruzione di un post-immaginario che non riguarda un genere, un semplice tema, o un peculiare aspetto della realtà, bensì tout court e senza filtri sul Dasein, quindi sia sui personaggi filmici, sia su quelli esistenti – ossia lo spettatore – che si immergono in un intricato viaggio dell’Io e dell’Es. Il film d’animazione come arte sintetica, come prodotto che attraverso determinati mezzi di entertainment, esteriorizzi anche temi imponenti e narrazioni ambiziose, e diffonda umanità e senso di comunità – ossia lo spirito del noi – nell’era della meccanicizzazione della società e quindi per osmosi dell’uomo. 


  • Diretto da: Pete Docter
  • Prodotto da: Dana Murray
  • Scritto da: Peter Docter, Mike Jones, Kemp Powers
  • Protagonisti: Jamie Foxx, Tina Fey, Graham Norton, Rachel House, Alice Braga, Richard Ayoade, Phylicia Rashad, Donnell Rawlings, Questlove, Angela Bassett
  • Musiche di: Trent Reznor, Atticus Ross
  • Fotografia di: Matt Aspbury, Ian Megibben
  • Montato da: Kevin Nolting
  • Distribuito da: Walt Disney Studios Motion Pictures
  • Casa di Produzione: Walt Disney Pictures, Pixar Animation Studios
  • Data di uscita: 11/10/2020 (BFI), 25/12/2020 (Disney+)
  • Durata: 101 minuti
  • Paese: Stati Uniti
  • Lingua: Inglese
  • Budget: 150 milioni di dollari

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