Società, terrorismo, protesta: il World Press Photo 2018
Dal 13 maggio fino allo scorso 10 giugno la Galleria Sozzani di Milano ha ospitato la rassegna fotogiornalistica più celebre al mondo: World Press Photo. La mostra, itinerante, è già approdata in diversi paesi e, in Italia, Milano è stata l’ultima città ospitante, dopo Bari (Spazio Murat) e Roma (Palazzo delle Esposizioni).
Quest’anno la giuria ha assegnato 61 premi su 73.044 immagini prodotte da 4.548 fotografi provenienti da 125 nazioni differenti. Dopo aver analizzato la corposa raccolta di scatti che hanno celebrato, denunciato e immortalato gli eventi più tragici e interessanti dell’anno, la giuria ha assegnato il premio “fotografia dell’anno” a Venezuela Crisis di Ronaldo Shemidt, artista di origini latino-americane.
Lo scatto, risalente al maggio 2017, ritrae un ragazzo in fuga e avvolto dalle fiamme durante una manifestazione avvenuta a Caracas contro il presidente Nicolás Maduro, intenzionato a modificare la costituzione venezuelana per aumentare il suo potere. La foto testimonia la potenza della protesta attraverso la quale civili, tra cui José – il ventinovenne dimostrante ritratto nell’immagine – provano a contrastare «l’ordine costituito». Oggi il ragazzo sta curando le ustioni di primo e di secondo grado riportate durante l’incidente.
L’evento espositivo ha offerto al pubblico una vasta gamma di foto – circa 300 – suddivise in 8 categorie (Attualità, Ambiente, Notizie Generali, Progetti a Lungo Termine, Natura, Persone, Sport e Spot News). Tra le foto della sezione Attualità, è stata di grande impatto la visione di alcuni scatti di Heba Khamis, fotografa egiziana che ha immortalato una pratica in uso nel Camerun, lo “stiramento del seno” che comporta la compressione del seno, appunto, delle bambine in età puberale, allo scopo di arrestarne lo sviluppo per prevenire stupri e violenze sessuali.
In rapporto alla giovane età, tuttavia, la macchina fotografica ci lascia anche emozioni di gran lunga più gioiose; è il caso della sezione Progetti a lungo termine vinta dalla fotografa olandese Carla Kogelman, la quale ha svolto un lavoro su due sorelle, Hannah e Alena, che vivono in un villaggio di bioenergia di circa 170 abitanti a Waldviertel, zona rurale tra l’Austria e la Repubblica Ceca. Kogelman ha osservato per anni le due sorelle crescere e vivere spensieratamente, nuotando o giocando all’aperto. La tutela e la difesa dell’ambiente hanno rappresentato il motore che ha ispirato tali scatti.
Nella sezione Persone l’occhio della fotocamera resta ancora puntato sui bambini: in Svezia, Magnus Wennman documenta un fenomeno chiamato “Sindrome da rassegnazione” di cui sarebbero affetti i bambini/adolescenti figli di immigrati a cui è stato negato l’asilo. Incapaci di affrontare il trauma dell’espulsione, essi entrano come in uno stato catatonico a causa del quale sviluppano “un blocco” motorio e alimentare rispetto a qualsivoglia impulso esterno. Wennman ha fotografato due sorelle, Djeneta e Ibadeta, profughe rom provenienti dal Kosovo allettate rispettivamente da due anni e mezzo la prima, da circa sei mesi la seconda. Sono ancora nebulose le cause per le quali questo fenomeno sia esclusivamente circoscritto alla Svezia.
Tra le Notizie Generali, il problema dell’immigrazione, che risulta essere il più dibattuto degli ultimi tempi, trova anche altre testimonianze. La “disumanità” che ne consegue viene impressa, tra gli altri, dal fotografo italiano Francesco Pistilli, che documenta il tragico destino di migliaia di profughi che nel gennaio 2017 tentavano invano di attraversare la Serbia per cominciare una nuova vita in Europa, ma sono stati bloccati a causa della chiusura della rotta balcanica verso l’Unione Europea. Gli scatti di Pistilli ritraggono giovani afghani che dormono nel vagone di un treno abbandonato, che cercano riparo in un deposito, che si lavano all’aperto sfidando il rigido inverno di Belgrado.
Un’altra macro tematica, che si aggiudica il secondo posto nella sezione Spot News, è il terrorismo: Toby Melville fotografa l’attentato avvenuto il 22 marzo 2017 a Londra, sul ponte Westminster vicino al Parlamento inglese. Lo scatto più toccante ritrae una turista americana, Melissa Cochran soccorsa da una passante; nell’attentato la donna ha perso suo marito Kurt.
Il primo premio reportage viene, invece, assegnato a David Becker il quale ha documentato la strage avvenuta a Las Vegas nell’ottobre 2017: Stephen Paddock, giovane incensurato e senza apparenti moventi, ha aperto il fuoco su una folla di 22.000 spettatori durante un concerto di musica country. 58 persone sono morte.
Il World Press Photo è sicuramente un’occasione per sensibilizzare le coscienze: attraverso l’icasticità di un’immagine, infatti, è possibile capire cosa succede nel globo, riflettere su questioni politiche (nel senso propriamente letterale del termine) e chiedersi se si possa provare ad essere agenti oltre che spettatori.