Arti Performative

#Shortheatre. Fratelli Dalla Via – Mio figlio era come un padre per me

Renata Savo

Vincitori del Premio Scenario 2013, Diego e Marta Dalla Via hanno offerto al pubblico di Short Theatre un’amara riflessione sul tempo presente e la generazione attuale in un’originale scrittura scenica e verbale

Il centro della scena è occupato da una tavola di legno tenuta in equilibrio precario su casse di plastica, da un lato poggiata sulle gambe di una giovane donna di profilo, abbigliata in modo kitsch; per i primi lunghi minuti, ha il volto coperto interamente dal cappuccio appuntito e ampio di una felpa, come un boia. Ieraticamente, sfila carte di cioccolatini Boeri chiusi in barattoli di vetro.

In scena entra suo fratello – fratello anche nella vita. Pure lui nell’aspetto non passa inosservato, con un paio di occhiali a lenti tonde e rosse, capriccio di una moda passeggera destinata a estinguersi con la stessa rapidità dell’ascesa. Tra le braccia regge una colonna di casse di plastica tenute ben salde l’una sull’altra. L’aspetto, gli arredi, sono inizialmente segni stranianti che lo spettatore non riesce a decifrare, elementi familiari ma allo stesso tempo anti-illusionistici, come in una scena à la Bertold Brecht. Insieme i due si sfidano a uno strano gioco; scartando e mangiando cioccolatini, è una gara a chi pronuncia prima un numero. Sembrano ammazzare il tempo così, tra un cioccolatino e l’altro i due, che sono figli di un imprenditore, uno dei tanti, morto per scampare alla pressione fiscale e a “Equitalia”.

Questi giovani (non troppo giovani) appartengono alla generazione dei «nati nella cipria», come ribadisce più volte il fratello, un “fallito di successo” che insieme alla sorella ha avuto la fortuna (o la sfortuna) di ereditare la ditta dal padre; lui, che ha sudato tanto per costruirla pezzo su pezzo, e loro, invece, che l’hanno trovata bell’e pronta, senza il minimo spreco di risorse. «Secondo te siamo vittime o privilegiati?» chiede il fratello alla sorella, nel tentativo di capire a chi attribuire la colpa di questa perenne abulia, di una indicibile (come dice l’etimo greco) “assenza di volontà” che li affligge; domanda che risuona inconsciamente come l’“essere o non essere” di un altro celebre “figlio” vittima dello spettro paterno, non a caso citato nello spettacolo. Lo spettatore, allora, può cogliere meglio il senso di quelle casse di plastica: non solo arredi-simbolo dell’attività del padre, ma strumenti scenici funzionali, pezzi da scomporre e ricomporre per continuare a giocare come bambini viziati e mai cresciuti, stroncati dall’incapacità ingenuamente coltivata di ribellarsi allo status quo, e ora investiti di responsabilità più grandi di loro.

Vincitori del Premio Scenario 2013, Diego e Marta Dalla Via, interpreti e ideatori di questa pièce, Mio figlio era come un padre per me, hanno offerto al pubblico di Short Theatre una cinica riflessione sul tempo presente e la generazione attuale, in una scrittura scenica per nulla scontata, anzi, forse persino troppo stratificata dal punto di vista semantico (come dimostra la presenza di tavole di legno su cui in un gioco – premeditato? – di bilinguismo sono intagliate in rilievo le parole “Fame” e “Fine”).  Coerente la scelta musicale, che utilizza due brani della nota band alternative rock de Il Teatro degli Orrori: associata alla partitura visiva, si presta bene a esprimere il senso dell’intero spettacolo, insito proprio in quel ribaltamento dei ruoli tra padre e figlio chiamato in causa dal titolo. Un rovesciamento fatalmente impossibile da attuare, ma seguendo il quale, almeno in linea teorica – e contrariamente alla morale comune – spetterebbe alla generazione più anziana e non alla più giovane chiedere perdono per i propri errori:

è colpa mia / se siamo diventati indifferenti /per piccoli egoismi / e altrettante bugie / e nessuna spiegazione

è colpa mia /che non mi curo delle tue speranze / per piccoli egoismi /e altrettante bugie / e nessuna spiegazione

figlio mio / ci pensi, un giorno / tutto questo sarà tuo

 


Dettagli

  • Titolo originale: Mio figlio era come un padre per me

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