Cinema

Secret Reunion

Cristina Lucarelli

Un tempo allievo prediletto di Kim Ki-duk, Jang Hun, piccolo miracolo dei box office, dirige un thriller che viaggia sul sentimento comune di disperazione per la separazione tra le due Coree.

Grazie ad un’iniziativa di MyMovies Live che lo ha proiettato in streaming, torna a far capolino Secret reunion di Jang Hun, già edito nel 2010 e presentato al Far East Film Festival di Udine. Da un soggetto di Kim Ki-duk, peraltro non accreditato, si dipanano a folle velocità le vicende di Han-gyoo (Song Kang-ho) e Ji-won (Kang Dong-won), uno capo della National Intelligence Service, l’altro giovane attentatore. I loro destini sono orchestrati dalla consapevole regia di Jang Hun, meritevole allievo della “scuola Kim Ki-duk”, seppur dallo stile evidentemente differente. Durante la guerra tra le due Coree si intrecciano i loro destini: entrambi cacciati via dalla loro cerchia, chi per un motivo chi per un altro, si ritroveranno 6 anni dopo fingendo di non conoscersi. Inizierà quindi, per entrambi, un nuovo rapporto e un nuovo lavoro.

Di netta ispirazione americana, la pellicola si divide in maniera quasi manichea: nella prima vi è la forte rappresentazione di una corporeità da manuale, l’efferatezza dell’omicidio, la viscosità del sangue, colpi di pistola e altrettanto pericolosi colpi di arti marziali. Nella seconda metà si cambiano registro e prospettiva, ci si diverte anche con toni da commedia. Si racconta, con accento decisamente virile, l’amicizia tra due uomini, partner ideali di un film decisamente buono, anche se non un capolavoro. Sullo sfondo la riflessione, mai pedestre, sul rapporto tra Corea del Nord e Corea del Sud, due mondi così vicini, così culturalmente attigui, che parlano la stessa lingua, ma allontanati dai quei giochi di potere che escludono una vera agnizione delle proprie personalità. Le sequenze action sono davvero squisite, con accattivanti piani-sequenza e il buon uso della macchina a mano, e catapultano lo spettatore in un thriller che non esito a definire davvero appassionante, un plot che spazia dalla spy-story al melodramma al comico. Song Kang-ho è bravo, completo e desta simpatia: ci sa fare quando si tratta di menare le mani e lo si apprezza anche nel senso più puro del termine recitazione. Un peccato che tale siffatta generosità visuale debba poi perdersi nel classico bicchiere d’acqua di un finale non troppo fortunato, che stride sul fondo di vetro anziché adagiarsi miracolosamente: si depotenzia la drammaticità, con un occhio buttato all’incasso sperato. Ben 36 milioni di dollari al botteghino e la medaglia di bronzo al box office coreano nel 2010.


Dettagli

  • Titolo originale: Ui-hyeong-je
  • Regia: Jang Hun
  • Fotografia: Lee Mo-gae
  • Musiche: Roh Hyoung-woo
  • Cast: Song Kang-ho, Kang Dong-won, Yoon Hee-seok, Jeon Kuk-hwan, Park Hyeok-kwon
  • Sceneggiatura: Jang Min-suk

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