Cosa succederebbe se due sconosciuti si incontrassero in un parco e cominciassero a parlare senza alcun filtro, senza censure dettate dall’imbarazzo di un primo incontro, senza niente e nessuno che gli impedisca di dire o fare ciò che desiderano?

Sina Sebastiani del Grillo e Stefano Thermes diventano Mia e Vincent, una donna e un uomo come tanti altri che, tacitamente, trascorrono le loro vite nella speranza di quell’incontro magico che possa risvegliare il torpore che aleggia nelle giornate che sembrano susseguirsi sempre uguali.

Mia e Vincent si parlano per la prima volta proprio lì, su quella panchina, e vivono in un’ora i disagi, l’euforia, la rabbia, le passioni e le paure di una coppia che in realtà coppia non è e che non arriva mai a conoscersi sul serio, che si lascia e si riprende nel giro di pochi secondi pensando di rischiare di perdere il vero amore.

Entrambi indossano una maschera, lo scudo con il quale vorrebbero proteggersi o più semplicemente il velo con il quale vogliono celare la loro stessa essenza. Il velo cade, Vincent non è così come appare, Mia perde tutta la sua sicurezza. Le parti si invertono e si apre il vero sipario sulla vita di queste due misteriose figure che fanno sorridere per l’inverosimile genuinità dei loro discorsi sull’amore tra uomo e donna, ma che allo stesso tempo in qualche modo spaventano per l’imprevedibile parabola a cui condurrà tutto ciò che si  è visto fino a quel momento.

Sognano l’amore e lo fanno sognare, Mia e Vincent, diretti da Sara Greco Valerio, illudono e disilludono creando dicotomie di sensazioni ed emozioni che non trovano mai una completa realizzazione perché l’effetto sorpresa sembra essere sempre pronto a rinnovare la posizione dello spettatore rispetto a quei due “malati d’amore” che in tanti, forse, vorrebbero provare l’ebrezza di essere almeno una volta.