Salerno Doc Festival 2014. Inseguire il vento
Tanatoestetica e tanatoprassi aprono alla morte una porta nel Salerno Doc Festival arrivato al suo secondo appuntamento con Filippo Ticozzi
Secondo appuntamento del Salerno Doc Festival con la proiezione del documentario di Filippo Ticozzi dal titolo Inseguire il vento, un’opera che tratta il tema della morte da un punto di vista insolito. Inseguire il vento è poco sensazionalistico ma non per questo meno incisivo e diretto nel tracciare un quadro di un argomento troppo spesso dimenticato, più per la voglia di esorcizzare una paura vecchia quanto l’uomo che per mancanza di interesse e desiderio di conoscerlo a fondo. La persona scelta per guidarci in questo viaggio è Karine Pasquera, esperta francese di tanatoestetica e tanatoprassi, le pratiche che si occupano di restaurare e preparare i cadaveri prima che vengano esposti ai familiari. La sua è un’attività affascinante e legata al culto dei morti, già venerato da popolazioni antiche come gli egiziani e gli etruschi i quali mostravano molta cura nella costruzione delle tombe e nella modalità di sepoltura.
Inseguire il vento non è un film sulla morte nel senso stretto del termine. Il punto attorno al quale ruota l’opera di Ticozzi, infatti, è il passaggio dalla vita al riposo eterno, quel momento in cui la persona non è ancora diventata cenere del tutto ed è pronta per vivere la sua ultima apparizione pubblica, ossia il funerale. Uno stato momentaneo, quasi un limbo, già al centro dell’opera del poeta Baudelaire, impersonificato da una protagonista che appare assente, un corpo estraneo dal contesto circostante. È significativa, in tal senso, la lunga sequenza della passeggiata di Karine tra la gente con la sua andatura molto simile a quella di un fantasma, uno zombie (figura ricorrente negli incubi della donna) alla ricerca di un rifugio che alla fine trova in tombe sotterranee molto suggestive. Il punto di forza dell’opera, dunque, risiede in un’accurata descrizione del personaggio sia in ambito professionale che in quello umano, aspetto che viene fuori in brevi ma funzionali dialoghi con il regista la cui presente è costante ma mai invasiva.
Dal punto di vista stilistico le scelte di Ticozzi si rivelano indovinate su ogni fronte, a partire dalla scelta di non inserire alcuna voce fuori campo o didascalie ma di lasciare che siano le immagini a colpire lo spettatore con la crudezza necessaria per aiutare a rendere conto dell’argomento trattato. Non mancano inquadrature simboliche e dal forte impatto visivo in un lavoro godibile e scorrevole, anche grazie alla durata non eccessiva che favorisce la capacità di mantenere attenzione e quindi di entrare nella vicenda.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Filippo Ticozzi
- Fotografia: Filippo Ticozzi
- Musiche: /
- Cast: Karine Pesquera, Thomas Bonini, Massimiliano Majola
- Sceneggiatura: Filippo Ticozzi