La commedia italiana fin dalle sue origini ha attinto in dosi massicce dal popolino per  la sua capacità di arrangiarsi e di ridere e ironizzare anche in situazioni di difficoltà ed estrema miseria, dando così inizio ad un’epoca aurea del nostro cinema. Un abbinamento che, però, negli anni ha perso raffinatezza e ricercatezza narrativa a favore di opere in cui a farla da padrone erano la volgarità e il cattivo gusto con il ricorso a scurrilità di ogni tipo. Nonostante tutto negli ultimi anni vi sono state alcune eccezioni, titoli che hanno cercato di ritornare ad un tipo di comicità più pacata nei toni ma non per questo meno divertente ed esilarante. Di questa nuova corrente fa parte senza dubbio il nuovo film di Gianni Di Gregorio, Buoni a nulla, che ne rappresenta, seppur con molte ombre, un modello positivo e lodevole nelle intenzioni.

Gianni (Gianni Di Gregorio) e Marco (Marco Marzocca) sono due uomini miti e tranquilli, ma costretti a sopportare ingiustizie e sfruttamenti di ogni tipo. Il primo viene poco considerato dai superiori in ufficio e dalla famiglia, mentre il secondo viene trattato come uno zerbino da un’avvenente collega d’ufficio, Cinzia (Valentina Lodovini), della quale è innamorato da tempo. I due, però, motivandosi da un medico amico di famiglia vengono spinti a tirar fuori la forza di ribellarsi a tutto questo.

Di Gregorio è abile a delineare i tipici personaggi funzionali a una commedia. Vi ritroviamo i due protagonisti imbranati e dalla forte carica ironica, la belloccia di turno che fa perdere la testa agli uomini, l’impiegato zerbino e la vicina “cattiva” alla quale fare una sequela di scherzi. Figure a cui il cast riesce a dare forma nel migliore dei modi, su tutti lo stesso Di Gregorio e Marzocca formano una coppia che si integra alla perfezione perché uno ha tra i suoi pregi l’espressività mentre l’altro diverte con il suo accento romanesco marcato ma mai volgare e sgradevole. Questo insieme di pedine, tuttavia, non riesce a tenere a galla un plot che dopo la prima mezz’ora perde consistenza e diventa frammentario, portando alcune situazioni troppo per le lunghe e indugiando fin troppo sul processo di trasformazione dei due uomini. Un vero peccato per un film partito con presupposti positivi ma che va via via spegnandosi.