Il canone del male
Takashi Miike in concorso al Festival del Film di Roma fa strage di una scolaresca con il racconto d’uno psicopatico ossessionato dalla mitologia nordica
Tra le più piacevoli novità del Festival Internazionale del Film di Roma del neo-direttore Marco Müller c’è sicuramente la scelta di portare il noto regista giapponese Takashi Miike su tappeti rossi che ancora non aveva mai calcato. Annoverato tra le personalità più importanti del cinema d’Oriente, Miike si presenta con il suo ultimo lavoro in anteprima mondiale per aprire il Concorso di questa VII edizione: Il canone del male. Tratto dal romanzo di Yusuke Kishi, Lesson of the evil, titolo internazionale, è la storia di Seiji Hasunim, insegnante d’inglese in un liceo dove abusi e violenze verso i minori da parte degli altri professori sono all’ordine del giorno.
I conoscitori del cinema di Miike sapranno che se si tratta di adattare un romanzo non si può certo trattare di un’opera tranquilla, ed infatti, tra citazioni brechtiane riprese dal libro stesso, come il brano Mack the Knife de L’opera da tre soldi cantata da Elle Fitzgerald, lo spettatore è assordato dagli spari aggressivi e potenti del fucile del mite ed affascinante professore interpretato magistralmente da Hideaki Ito. Pubblicizzato come fosse un horror slasher, Il canone del male si differenzia per la rappresentazione d’una critica sociale vicina al capolavoro del 2010 firmato Tetsuya Nakashima, Confessions ed all’ultimo lavoro di Kinji Fukasaku, Battle Royale.
L’eliminazione degli studenti, il terrore di questa “divinità” giovane e adolescente a cui l’adulto deve sottostare per rispetto di leggi forse sbagliate (direbbe la protagonista di Confessions), è un fil rouge che viene ripreso più volte nel cinema giapponese contemporaneo. In Miike trova però una diramazione, volta a voler mettere lo spettatore faccia a faccia con l’idea che una differenza tra giusto e sbagliato sia corretta per tutta l’erba raccolta in un fascio, smembrando questa filosofia a favore d’un protagonista violento e crudele che decide di essere fedele a se stesso pur possedendo la consapevolezza d’esser psicopatico e capace di distruggere la sua memoria, Munnin, il secondo corvo di Odino, qui più volte citato, e pulire così la sua mente dal bisogno di purificare le anime dei malcapitati studenti.
Per quanto Il canone del male non si possa annoverare tra i migliori film dell’immensa filmografia di Takashi Miike, in particolare a causa di un primo tempo perso in lungaggini narrative non necessarie al fine di una trama già chiara e definita con le premesse esposte in partenza, è impossibile non consigliare anche quest’ultimo prodotto d’un genio che noi d’Occidente dovremmo invidiare più di quanto già facciamo ora. Perdersi il suo spettacolare finale sarebbe un peccato mortale.
Dettagli
- Titolo originale: Aku No Kyoten
- Regia: Takashi Miike
- Anno di Uscita: 2012
- Genere: Horror
- Fotografia: Nobuyasu Kita
- Musiche: Koji Endo
- Costumi: Yûya Maeda
- Produzione: Giapponese
- Cast: Hideaki Ito, Shota Sametani, Erina Mizuno, Mitsuru Fukikoshi
- Sceneggiatura: Yusuke Kishi, Takashi Miike