Il Riepilogo della Diretta
Il Festival di Roma su Scene Contemporanee, un riepilogo ed un esame finale.
Sono passati giorni dalla fine del Festival Internazionale del Film di Roma, giunto alla sua VII Edizione, l’edizione della rinascita, della formazione di una sua identità culturale, il suo vero battesimo. Dopo anni sotto il controllo di Piera Detassis, autrice di un tremendo articolo di denuncia contro il suo successore, trova finalmente il suo posto nel panorama internazionale grazie proprio a quest’ultimo, il Direttore Artistico Marco Müller. Molti lo chiamano scherzando l’Herr Director, come fosse una sorta di figura dittatoriale, ma la verità è che l’ex-direttore della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, è uno dei pochi nel suo campo ad essere una vera Star, questo per rispondere a chi lamenta l’assenza di stelle dal Red Carpet: lui era lì, quasi ogni giorno. E’ raro vedere sulle testate internazionali, tanto interesse verso la sola sostituzione nella direzione, seguire l’uomo dietro i Festival nei suoi spostamenti; ad ogni aggiornamento si aveva subito una notizia sull’Hollywood Reporter, un’attenzione che non tutti si sono guadagnati.
Nel 2012 siamo così di fronte ad un nuovo Festival, uno da segnarsi sul calendario insieme a tutti gli altri, per quanto abbia davvero pestato i piedi al meraviglioso Torino Film Festival di Gianni Amelio, più aperto alle nuove tendenze di qualunque altro evento cinematografico italiano. Roma è sbocciata, con delle novità trascinate dalla Venezia di Müller, come il Controcampo Italiano diventato Prospettive Italia, una sezione dedicata interamente al nuovo cinema italiano, ma più importante ancora è il CinemaXXI, in collaborazione col Museo MAXXI, dove la sperimentazione, l’evoluzione del linguaggio cinematografico, ha trovato un suo canale di distribuzione. Il pubblico non è più dunque di fronte ad una Festa del Cinema, come la Detassis tanto ha decantato, difendendo il suo provinciale lavoro degli anni passati, ma ad un Festival Internazionale: Cina, Hong Kong, Italia, Russia, Francia, USA, Polonia, il mondo è stato portato a Roma ed il mondo si è lì presentato. Certo, una volta terminato il tutto, in molti son rimasti con l’amaro in bocca, anche noi che abbiamo dovuto attendere giorni per far sbollire la rabbia per la premiazione finale, un po’ arrangiata e troppo di parte.
I vincitori son noti a tutti, così come ai lettori son note le nostre opinioni: in disaccordo col Marc’Aurelio d’Oro a Larry Clark, un regista spento e alla ricerca di fantasmi del passato in luoghi dove il tempo non avanza e nemmeno il suo stile, Marfa Girl ha infatti rappresentato uno dei picchi più bassi del Festival. Premio alla Regia a Paolo Franchi, ritirato con la spocchia di chi non ha saputo ammettere di non aver fatto un buon film, E la chiamano Estate non è stato fischiato perché scandaloso, ma perché brutto, una possibilità che il regista non ha preso in considerazione. Isabella Ferrari Miglior Interprete Femminile, mortificata mentre ritira il premio tra le urla di un pubblico poco educato, ma le cui opinioni condividiamo, essendo la prova dell’attrice tanto scarsa quanto inutile. Premio della Giuria al buonismo razzista di Claudio Giovannesi, più umile del collega Franchi e da cui di più ci si può aspettare, ma che ugualmente non meritava tanta attenzione da parte della Giuria. Premio al Miglior Contributo Tecnico ad Arnau Valls Colomer, straordinario Direttore della Fotografia per l’indimenticabile Mai morire di Enrique Rivero, premio meritatissimo. Miglior Attrice Emergente a Mailyne Fontaine, attrice dalla spontaneità prorompente, membro di un cast che ancora oggi merita i nostri applausi, ovvero quello di Un enfant de toi. Miglior Sceneggiatura a The Motel Life dei Fratelli Alan e Gabriel Polski, classico film americano che ricerca i favori del pubblico, riuscendoci guadagnandosi anche il Premio BNL del Pubblico.
Ci dispiace per quei film che non hanno ricevuto la spinta di cui avevano bisogno, ma tutti loro rimarranno i nostri vincitori morali, come Eterno Ritorno: Provini dell’Ucraina Kira Muratova, Spose celesti dei Mari della pianura di Aleksey Fedorchenko, ma anche il capolavoro di Johnnie To, Drug War, film a sorpresa troppo poco pubblicizzato nonostante la fama mondiale del regista di Hong Kong. Resta solo da dire buona fortuna a chi ha meritato il suo applauso ed un in bocca al lupo a chi ha vinto, sperando di poter vedere altri film da loro diretti e prodotti, nell’augurio che sappiano accettare tanto il giudizio, quanto una critica, e che quando il giorno verrà, sapranno far di meglio.
Qui di seguito un link a tutte le recensioni scritte dal Festival.
CONCORSO:
- Il canone del male, di Takashi Miike
- Alì ha gli occhi azzurri, di Claudio Giovannesi
- 1942, di Feng Xiaogang
- Il volto di un’altra, di Pappi Corsicato
- Spose celesti dei Mari della pianura, di Aleksey Fedorchenko
- Mai morire, di Enrique Rivero
- Main dans la main, di Valerie Donzelli
- Drug War, di Johnnie To
- A glimpse inside the mind of Charles Swan III, di Roman Coppola
- Un enfant de toi, di Jacques Doillon
- E la chiamano Estate, di Paolo Franchi
- Marfa Girl, di Larry Clark
- The Motel Life, di Gabriel ed Alan Polski
- Eterno Ritorno: Provini, di Kira Muratova
- Ixjana, di Jozef e Michal Skolimowski
FUORI CONCORSO:
- Aspettando il mare, di Bakthyar Khudojnazarov
- Mental, di P.J. Hogan
- Populaire, di Régis Ronsard
CINEMAXXI:
- Centro Historico, di Aki Kaurismaki, Pedro Costa, Victor Erice, Manoel De Oliveira
- Tricked, di Paul Verhoeven
- A walk in the park, di Amos Poe
- Il regno delle carte, di Q
- Photo, di Carlos Saboga
- Goltzius and the Pelican Company, di Peter Greenaway
PROSPETTIVE ITALIA:
- Carlo!, di Fabio Ferzetti
- Italian Movies, di Matteo Pellegrini
- La scoperta dell’alba, di Susanna Nicchiarelli
- Milleunanotte, di Marco Santarelli
- L’isola dell’angelo caduto, di Carlo Lucarelli
- Il leone di Orvieto, di Aureliano Amadei
- Giuliano Montaldo: Quattro volte vent’anni, di Marco Spagnoli