“Ritratti” e un concorso di drammaturgia in arrivo per “Trame Contemporanee”, nuovo festival della Compagnia Malalingua
A Molfetta, in provincia di Bari, è nato un nuovo festival dedicato alla drammaturgia contemporanea, Trame Contemporanee. Lo cura la Compagnia Malalingua, ed è frutto di un’idea dei direttori artistici Marianna de Pinto e Marco Grossi.
Il festival si concluderà questo weekend a partire da stasera, giovedì 24 novembre, alla Cittadella degli Artisti di Molfetta con Ritratti di Persona in scena fino al 27 novembre. Diretto da Marianna de Pinto, il progetto si accompagna anche, questa sera, all’apertura al pubblico della mostra fotografica interattiva a cura di Cristina Ki Casini e proseguirà nei giorni successivi 25, 26 e 27 novembre con le repliche della nuova produzione della Compagnia Malalingua, che vede la collaborazione del Centro Antiviolenza Pandora di Molfetta. Ritratti nasce dalla scrittura autobiografica e si serve del contributo dell’antropologo Felice Di Lernia, della fotografa Cristina Ki Casini, e della coreografa Jacqueline Bulnes; la mostra fotografica legata all’autoritratto è integrata da un’audio-guida in cui si ascolta la voce registrata delle autrici delle storie, mentre i testi sono diventati materia prima di una rielaborazione drammaturgica a cura di Marianna de Pinto, che si compone di Sette personaggi, per altrettante performer: Arianna Gambaccini, Claudia Lerro, Carmen De Sandi, Lara De Pasquale, Marianna de Pinto, Monica De Giuseppe e Nunzia Antonino.
In questa ultima sezione di Trame Contemporanee è inoltre prevista, sempre questa sera, la presentazione del Concorso di Drammaturgia “Trame Contemporanee” curato dalla Compagnia Malalingua con il coinvolgimento di autori, registi, operatori del settore teatrale e la supervisione di Davide Carnevali, il concorso – che avrà validità a partire dal 9 gennaio 2023 con scadenza fissata per il 10 marzo 2023 – ammetterà tutte le opere di drammaturgia in lingua italiana e assegnerà al vincitore un premio di tremila euro. Si inserisce così il Premio alla Drammaturgia, che avrà una cadenza annuale e sarà una preziosa opportunità di riflessione e valorizzazione della scrittura per il teatro in Italia. Abbiamo chiesto a Marianna De Pinto un bilancio di questa prima edizione.
Il festival è un’idea di quest’anno, ma, come compagnia, Malalingua si è costituita nel 2014, otto anni fa. Dal 2014 a oggi, ci sono stati altri progetti che avete realizzato sul territorio oppure vi siete dedicati unicamente alla produzione teatrale? E perché avete deciso di dare avvio a questo nuovo progetto, cosa vi ha spinti?
Il nostro primo impegno sul territorio è stato quello associativo, con l’intento di offrire alla comunità occasioni di aggregazione intorno ai temi dell’arte, ovviamente con particolare riferimento al teatro. Abbiamo realizzato 9 edizioni della rassegna Altrove, la cui prima matrice è stata quella itinerante. Abbinavamo ad ogni spettacolo un luogo non teatrale per portarlo all’interno della città, cercando attinenze tematiche e provocatorie. Il Festival Trame Contemporanee è un’evoluzione di questo intento e ci dà l’occasione di affondare in segno attraverso la promozione della drammaturgia contemporanea. Abbiamo un presente complesso e critico e abbiamo bisogno di storie nuove che lo raccontino, per ritrovare un’attinenza più efficace rispetto ai linguaggi e alle esigenze del nuovo pubblico, soprattutto giovane. Per questo il Festival Trame Contemporanee ha una forte vocazione multidisciplinare perché riteniamo che la nuova direzione della scrittura veda necessariamente il dialogo tra tutte le forme d’arte. La parola, la musica, la danza, l’arte visiva sono linguaggi vivi e che possono insieme interpretare quella complessità.
La compagnia Malalingua è composta da due anime, Marianna de Pinto e Marco Grossi: qual è la visione comune che le accomuna?
La domanda mi fa sorridere. Nessuna visione comune. Forse il dialogo tra gli estremi produce movimento, contaminazione e scoperta. L’attenzione ironica e appassionata per il contemporaneo, la curiosità rispetto ai nuovi linguaggi e la convinzione, assolutamente condivisa, che la scrittura di nuova drammaturgia sia la traccia che ci interessa percorrere.
Parliamo del progetto Ritratti. Lo spettacolo è una scrittura autobiografica. In che modo lo è?
Ritratti è una ricerca ancora in essere. Il progetto è nato da una suggestione. Dinanzi ad una mia foto ho avuto l’intuizione che il viso di una persona fosse una specie di mappa: risalendo tra le pieghe del viso, del corpo è possibile attraversare il racconto di una vita, i suoi segni, le sue ferite. Siamo partite da un laboratorio di scrittura autobiografica tenuta da Felice Di Lernia, aperto alle operatrici e utenti del Centro antiviolenza Pandora di Molfetta, grazie alla disponibilità della Presidente Valeria Scardigno. Le storie elaborate e poi messe a disposizione delle autrici, nel totale rispetto dell’anonimato, sono state la partenza di una delicata rielaborazione drammaturgica. Parallelamente la filmmaker e autrice Cristina Ki Casini si è messa a disposizione per un percorso fotografico alla ricerca dell’autoritratto e dell’auto messa in scena. Il suo sguardo lucido, ironico e delicatissimo ha consentito a ciascuna di esplorare la propria immagine alla ricerca del racconto. Tutto questo materiale è confluito in un lavoro di ricerca performativa in cui preziosissima è stata la presenza della coreografa e danzatrice Jacqueline Bulnés che ha saputo guidare lo splendido gruppo di attrici in una ricerca di senso a partire dal movimento, un movimento poetico e concreto, in esplorazione e in ascolto. La musica di Giuseppe Pascucci ha dialogato con noi fino ad entrare in scena puntellando i passaggi emotivi, definendo il ritmo delle relazioni. Le luci di Claudio De Robertis, già insostituibile direttore tecnico di tutto il Festival, segnano poeticamente i luoghi di questo attraversamento.
Cosa si vedrà in scena?
Un cerchio. Sedie e volti. Spero che si veda una forma aperta e in continua trasformazione. La cosa di cui ringrazio più il gruppo di attici Arianna Gambaccini, Claudia Lerro, Monica De Giuseppe, Carmen De Sandi, Lara De Pasquale e soprattutto Nunzia Antonino, è di essersi messe davvero a disposizione del progetto con una generosità e un ascolto, una sospensione del giudizio rare e una forza che ha permeato di leggerezza, ironia e profondità ogni singolo momento del lavoro. Quello che portiamo in scena è un’onda, un movimento.
Prima edizione per il festival Trame Contemporanee, ultimo weekend di programmazione. Possiamo provare a fare un bilancio?
Siamo molto felici di questa prima edizione ma siamo estremamente proiettati sulla proposta del prossimo anno. Il premio di drammaturgia che è tra le attività del Festival Trame Contemporanee, è in partenza e avrà un respiro nazionale, coinvolgendo nella commissione di valutazione dei testi, tantissimi artisti, registi e direttori di teatri, tutti impegnati in un dibattito aperto sulla nuova drammaturgia. Ringraziamo gli artisti che hanno voluto rischiare con noi in questa prima edizione, in particolare Carlo Bruni e Nunzia Antonino che con i loro spettacoli hanno impreziosito questa prima edizione e ci hanno fatto un vero tutoraggio artistico. Ringraziamo Teatri di Bari e la direttrice Teresa Ludovico, per l’accoglienza nei loro spazi e le grandi opportunità che stanno offrendo con il loro sostegno alla nostra compagnia. Fondamentali sono state e saranno anche in futuro le compagnie Anomalia e Arti Sine Spazio 3.0 che hanno messo a disposizione la propria competenza artistica e organizzativa e William Volpicella e Valentina Gadaleta che ci hanno supportati nella campagna social e in tanto altro che è difficile da raccontare. Chiude la squadra la bellissima collaborazione con l’ufficio stampa Kaufman di Marilù Ursi e Nicola Delnero e il supporto amministrativo di Maricle Spagnoli. Squadra che vince non si cambia. E secondo i nostri desideri quella di questa prima edizione è stata un ottimo punto di partenza.