Rebecca Horn. Passing the Moon of Evidence @ Studio Trisorio, Napoli (NA)
È stata prorogata oltre il dieci settembre la mostra dell’artista tedesca Rebecca Horn, intitolata Passing the Moon of evidence e visitabile presso lo Studio Trisorio di Napoli. Sei sculture meccaniche e cinque gouache compongono l’intero allestimento, un’ esposizione minimal negli elementi visibili ma dal forte impatto visivo. L’artista che successivamente al 2015, in seguito ad un ictus, ha abbandonato la realizzazione delle opere pittoriche, ha deciso di dedicarsi interamente alla scultura utilizzando materiali presenti in natura ma avvalendosi anche del supporto della meccanica perchè le sue opere fossero animate da una suggestione di vita. Ed è intorno alla vita, agli elementi fisici ed al tempo che la Horn concentra il suo potenziale creativo realizzando opere che esplicitano in forma e sostanza concetti immateriali, cardini dell’esistenza umana che compongono l’oggetto della sua ricerca. Le sculture meccaniche sono le opere che accolgono ed introducono il visitatore alla mostra catturandone l’attenzione intorno a lunghe aste scorrevoli e a farfalle che, dietro l’impulso di un meccanismo, battono le ali poggiate su lunghi rami dagli apici d’oro. L’elemento intorno al quale l’artista tedesca fa ruotare il cuore della sua creazione è il dualismo, che talvolta diventa dicotomia, tra gli elementi che definiscono l’equilibrio cosmico: la vita e la morte, il tempo e l’esistenza, il sole e la luna, gli archetipi maschili e femminili. La ricerca di tale equilibrio è il principio che muove la ricerca dell’artista il cui intento è quello di indagare nel tangibile le idee impercettibili che regolano l’esistenza umana come a ricreare un moto di risalita dalla materia alla trascendenza. Gli stessi meccanismi, pur sembrando motori creati in maniera artificiosa e lontani dalle dinamiche spontanee della natura, sottendono in realtà a un’idea di trascendenza invisibile eppur capace di determinare i moti terrestri come le leggi della natura. È da questo presupposto quindi che la Horn fa in modo che il visitatore che guarda l’opera possa concentrarsi sul movimento degli elementi e sull’equilibrio che essi cercano di stabilire nella loro relazione dualistica.
Sono due quindi le farfalle che abitano la teca posta all’ingresso dello Studio Trisorio e sono poste in uno spazio centrale definito agli estremi da due vetri dalla forma circolare, un particolare che richiama la compiutezza e che connota fortemente la creazione artistica della Horn. Due specchi, anch’essi di forma circolare, sono ancora gli elementi principali delle sculture che seguono: in una di esse è possibile ammirare il movimento di uno contrapposto alla fissità dell’altro come a richiamare i movimenti terrestri di sole e terra. Essi diventano invece sole e luna nell’opera Im Kreis sich drehen (letteralmente: girare in cerchio) dove uno specchio ed un vetro sono posti in maniera frontale e separati soltanto da una pietra lavica; la luce che emana da una lampada e che li attraversa crea dei movimenti dinamici che richiamano alla mente l’idea dell’armonia e della perfezione degli elementi naturali che, seguendo un andamento costante, dialogano tra loro. L’opera che chiude la breve esposizione di sculture è Aus dem Mittelalter entwurzelt: due aste di differente altezza, si affiancano fissate in un paio di scarpe di manifattura medievale; esse come simbolo delle lancette di un orologio che si rincorrono senza mai raggiungersi, sono l’emblema dello scorrere del tempo e della sua irreversibilità. Al piano superiore dello Studio vi sono le quattro gouache che completano l’installazione. L’impatto all’ingresso è dato dalla gouache dalle dimensioni maggiori, Portrait of Gesualdo, realizzata per l’opera teatrale Luci mie traditrici, opera su libretto del compositore Salvatore Sciarrino e tratta a sua volta da un’opera del seicento dal titolo “Tradimento d’amore”. Essa è andata in scena nel 2008 al teatro La Fenice di Venezia e per essa la Horn, artista poliedrica, ha curato regia, scene e costumi. La gouache in particolare, i cui colori sanguigni e schizzati sulla superficie richiamano la tragedia raccontata dall’opera, è andata a comporre la scenografia dello spettacolo ed è la risultanza di un atto performativo dell’artista, realizzato attraverso la tecnica di body extension in cui ella indossava delle protesi come appendici ed estensione del suo corpo.
Ad accompagnarci in questo ultimo segmento della mostra troviamo un gentile collaboratore della galleria il quale ci anticipa la notizia di un progetto di installazione di una nuova opera dell’artista tedesca (ormai di casa nel capoluogo campano per le numerose installazioni temporanee e permanenti che vi sono state ospitate), e che verrà presumibilmente realizzata entro la fine del 2018 per l’apertura della nuova linea metropolitana di Napoli in Piazza della Repubblica. Il progetto che ci mostra dispiega un intreccio di specchi e tubi di rame dai quali si prevede che fuoriesca la musica di un compositore contemporaneo. La mostra Passing the Moon of evidence resterà quindi aperta al pubblico fino al 31 ottobre prossimo.