Razzabastarda
Alessandro Gassman salta dal palcoscenico allo schermo cinematografico rielaborando in chiave sperimentale lo spettacolo a tema sociale Cuba & His Teddy Bear di Reinaldo Povod.
Esordio dietro la macchina da presa per il figlio d’arte Alessandro Gassman. Esordio quanto mai contestato. Esordio che in pratica nessuno sta andando a guardare. Eppure, come esordio non è affatto male. Certamente non è un capolavoro, ma di sicuro RazzaBastarda non merita la sgarbata indifferenza che i più stanno mostrando. Liberamente tratto dalla pièce teatrale Cuba & His Teddy Bear di Reinaldo Povod (di cui Gassman ha curato la regia per ben tre stagioni), la sceneggiatura per il grande schermo è stata curata dallo stesso regista e da Vittorio Moroni.
Dal sapore un po’ pasoliniano, con un occhio alle vicende di Mamma Roma, Gassman ripropone una storia simile ma a ruoli invertiti. Roman è un romeno immigrato da tempo in Italia e, come la spicciola retorica vuole, immischiato in loschi affari (traffico di stupefacenti ecc). Ma Roman è anche e soprattutto un padre e, come ogni buon genitore, desidera un futuro migliore per il proprio Nicu. Proverà così a tenerlo fuori da questa vita alla Romanzo Criminale, ma non sarà affatto facile.
La prima pecca del lungometraggio gassmaniano sta già nella durata. Eccessiva per il tema che si decide di raccontare e soprattutto per il modo in cui si intende farlo. A volte ci sono falle nello script, momenti di stasi, mancanza di ritmo, come per raccogliere il respiro per lo step successivo. Troppo stereotipate alcune figure, sovrabbondanza di cliché. La ricerca ossessiva dello verosimiglianza, nell’ipercinetica messa in scena, è resa bene nella scelta della location: Latina è perfetta a tal scopo; ma poi si scivola nell’esasperazione della recitazione, quasi macchiettistica e fuori contesto. L’origine teatrale del testo e la stessa esperienza di Gassman in tal senso, è più che evidente, ma ciò non sporca il giudizio ultimo sulla sua figura di regista. Coraggioso e onesto, ci sa fare la progenie del compianto Vittorio. Nota di merito alla fotografia di Federico Schlatter che un po’ ricorda L’odio di Kassovitz, un po’ Sin City: un bianco e nero sinistro, alternato a rarissimi colori, dove l’oscurità preponderante scarica la propria forza in un abisso di limaccioso impedimento psicofisico.
Si guadagna la sufficienza Alessandro Gassman per l’impegno, la tenacia e la maturità mostrate; per il messaggio sociale, per la confezione delirante e a volte anche piacevolmente sgangherata del suo primo “figliolo” cinematografico. Atteso per un’altra prova.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Razzabastarda
- Fotografia: Federico Schlatter
- Musiche: Aldo De Scalzi, Pivio
- Cast: Alessandro Gassman, Giovanni Anzaldo, Michele Placido
- Sceneggiatura: Alessandro Gassman, Vittorio Moroni