#RavelloFestival. La danza “contro tutti i muri”, da Balanchine a Marie Chouinard
Il 2 luglio ha inaugurato la sezione Danza e Nuove Tendenze del Ravello Festival, in compagnia dell’American & New York City Ballet e di Karole Armitage.
Nel programmare eventi e Stagioni, scegliendo gli artisti rappresentativi di una personale visione del presente, gli operatori culturali cercano di dare risposte, trovare soluzioni, ai problemi che la realtà attuale ci sottopone. Più le questioni sono urgenti e sotto gli occhi della comunità, tanto più alcune scelte di direzione artistica combaceranno tra una manifestazione e l’altra.
In questo 2017 particolarmente drammatico per quanto riguarda l’emergenza immigrazione, le catastrofi naturali, gli attentati terroristici, da nord a sud della penisola si registrano proposte culturali che attivano, almeno su un piano idealistico, situazioni in cui vige un forte senso di apertura, di condivisione e di unione. “Un teatro senza mura” sarà quello di Emilia Romagna Teatro Fondazione nel corso della prossima Stagione, la prima guidata da Claudio Longhi; “un teatro uguale per tutti” è anche l’imperativo che accompagna la Stagione del Teatro di Roma; ma si potrebbe citare anche l’incremento di progetti di teatro partecipato o di manifestazioni come il festival Trasparenze di Modena, di Teatro dei Venti, per il quale l’edizione di quest’anno ha affermato con il suo programma imperniato su una forte partecipazione della comunità, che il teatro deve coinvolgere tutti, al di sopra delle differenze culturali.
Laddove nella società coeva al posto della solidarietà si insinua l’innalzamento di barriere, la chiusura, l’ottenebramento, la cultura può e deve accendere un inno di speranza capace di squarciare il velo dei pregiudizi, aprendo la mente ad altre visioni della realtà, per consentire ai fruitori, agli individui, di riuscire a fronteggiarla con gli strumenti critici, le risorse del pensiero.
Così, “Contro tutti i muri” si proclama la sezione Danza e Nuove Tendenze all’interno della 65esima edizione del Ravello Festival, la seconda per la co-direttrice artistica Laura Valente, che ha realizzato un programma di altissima qualità per il palcoscenico più bello del mondo, quello tra i giardini di Villa Rufolo, il Belvedere con affaccio sul mare della Costiera Amalfitana: «La danza sa come scavalcare le barriere, cancellare i confini, vincere i pregiudizi. […] L’intento è di raccontare come la danza, appunto, riesca ad entrare nelle crepe delle differenze ideologiche, religiose, sociali e a rivelare la fragilità dei nostri preconcetti, i muri che ci dividono», così ha dichiarato la co-direttrice artistica nelle note che accompagnano il suo programma.
Superare i pregiudizi attraverso la danza significa raccontare in modo originale, nel corpo e nella sua scrittura, le piccole grandi rivoluzioni del linguaggio, le mescolanze, le ibridazioni, quelle rotture estetiche che hanno rappresentato con il loro manifestarsi dei momenti di cambiamento epocali, per la storia della danza così come per la storia dello sguardo, dell’interpretazione.
Il 2 luglio, la sezione Danza e Nuove Tendenze ha inaugurato la sua seconda edizione all’interno dello storico, ultra-sessantennale festival musicale, progettato dalla Fondazione Ravello presieduta da Sebastiano Maffettone, e oggi felicemente articolata in tre sezioni; oltre a Danza e Nuove Tendenze diretta da Laura Valente, si affiancano Musica, diretta da Alessio Vlad, e Jazz, diretta da Maria Pia De Vito.
Si è aperta sotto il segno della danza americana, con una serata dal titolo The Stars of American Ballet & Daniel Ulbricht – Balanchine in the Dark, un galà che ha presentato, passando attraverso le note romantiche e decadenti di Gottschalk, Tchaikovsky, Stravinsky, fino ad arrivare alla verve autoctona dei moderni Louis Prima o George Gershwin, una carrellata di passi a due e pezzi d’assieme portati in scena dall’American & New York City Ballet, capitanato da Daniel Ulbricht. La prima delle due compagnie è tra quelle principali di balletto al mondo, in cui, sotto il nome di American Ballet Theatre, si sono susseguiti nel tempo importantissimi direttori artistici, da Mikhail Barishnikov a Jane Herman, e poi Oliver Smith, Kevin McKenzie; la seconda ha radici in un trio di singolarità professionali, tra cui il coreografo George Balanchine, al quale la serata ha reso in gran parte omaggio, prima di culminare nella lingua ibrida e contemporanea di The Wall di Karole Armitage, coreografa che porta nel suo DNA non solo le tracce della danza di Balanchine, ma anche della scuola di Merce Cunningham: un formalismo che non rinuncia a mostrare la singolarità dei corpi, alla fusione sul palco tra etnie diverse, quasi come se la scena diventasse un variopinto quadro multietnico della società americana contemporanea, con i suoi colori e i richiami. Una performance, quella che ha visto la collaborazione del pittore napoletano Francesco Clemente, e delle parole del poeta greco Constantinos Kavafis pronunciate da Alba Clemente – compagna dell’artista – che ha fatto riflettere sui limiti attuali della nostra libertà.
Secondo – e doppio – appuntamento con il Ravello Festival, questa sera 11 luglio con la compagnia di Marie Chouinard, che presenta Les 24 Préludes de Chopin (con i danzatori del progetto di formazione ABBALLAMM’!) e Le sacre du printemps.