Qualcuno da amare
L’iraniano Abbas Kiarostami vola verso Oriente sulle note di Like someone in love di Ella Fitzgerald, parlando d’amore e di pittura fusi tra la giovane Akino e l’anziano Takashi.
Se Qualcuno da amare fosse un dipinto, probabilmente sarebbe un acquarello delicato, dai toni pastello piacevolmente sfumati, sul quale l’osservatore si soffermerebbe volentieri per apprezzarne i dettagli e riflettere sull’impressione generale che dà. Un po’ come il quadro di Yazaki che appare all’interno del film: una ragazza giapponese in kimono sta insegnando ad un pappagallo a parlare. Non è un caso che Abbas Kiarostami sia anche pittore, il regista iraniano sa bene come dotare di senso ed intensità ciascuno dei lenti, meditati passaggi che compongono questo film, presentato l’anno scorso al Festival di Cannes e tanto apprezzato dalla critica internazionale.
Passaggi meditati, dunque, e tempi dilatati tanto da essere affascinanti. Poche ma sapienti pennellate per disegnare due personaggi, la giovane Akiko (Rin Takanashi) e il professor Takashi (Tadashi Okuno), che vien voglia di seguire nonostante “agiscano” poco – parola che piace tanto alla cinematografia non d’autore – per continuare ad ascoltarli ed addentrarsi a capire i loro privati modi di intendere l’amore, come recita la canzone di Ella Fitzgerald che dà il titolo al film in originale, Like someone in love.
Proprio come nel quadro di Yazaki (un’immagine di “apprendimento”, appunto), nel film le parole e l’acquisizione dell’esperienza hanno rilevanza primaria – si pensi alla scena centrale tra l’anziano Takashi e l’irruento Noriaki, o alle difficoltà di comunicazione tra lo stesso Noriaki e Akiko. Le immagini supportano magistralmente il messaggio del film tramite interessanti giochi di riflessi che si ritrovano qua e là nelle inquadrature allo specchio, in auto, nelle vetrate dei caffè, come a sottolineare quella mancanza di un profilo definito che tutti sembrano riscontrare in Akiko, tanto da confonderla ora con la giovane della tela, ora con la squillo fotografata sul volantino che, malgrado tutto, non è.
Tutti i personaggi, nel film, hanno un approccio disfunzionale all’amore: se Noriaki lascia sfociare il risentimento per le bugie di Akiko in violenza, è carico di tenerezza il motivo della chiamata alla squillo Akiko da parte di Takashi, vedovo ambito dalla odiata vicina di casa. E se le iniziali scelte sbagliate della ragazza – il non aver incontrato la nonna, l’aver mentito al fidanzato – dimostrano la sua inesperienza in amore, la lezione di sociologia del professor Watanabe basta a farle prendere, nel finale, finalmente la strada giusta.
Dettagli
- Titolo originale: Like someone in love
- Regia: Abbas Kiarostami
- Fotografia: Katsumi Yanagijima
- Musiche: /
- Cast: Tadashi Okuno, Rin Takanashi, Ryo Kase, Denden,
- Sceneggiatura: Abbas Kiarostami