Arti Performative

Punta Corsara // Il cielo in una stanza

Gianluca De Santis

Parte nel 1955 e arriva fino al 1998 Il cielo in una stanza, spettacolo scritto da Emanuele Valenti e Armando Pirozzi, ospite de Le Vie dei Festival 2017 e andato in scena al Teatro Vascello dal 4 all’8 ottobre. Le drammatiche condizioni dei nostri emigranti nel dopoguerra, le speranze dell’Italia del boom economico e la Napoli delle “mani sulla città” si fondono con il brusco risveglio del Paese alle soglie del nuovo millennio per raccontare gli anni facili della nostra storia patria, trasfigurando le piccole vicende di gente comune in una riflessione sulla colpa e sulla vendetta che scomoda le Erinni e Voltaire, pensiero razionale e misticismo.

Niente divisioni nette tra passato e presente: il testo procede rincorrendo i piani temporali tra le macerie e attraverso le pareti semidistrutte di un palazzo della periferia napoletana, un luogo che diventa il vero protagonista della vicenda, trasformandosi in specchio del Belpaese nell’arco di un quarantennio. Simbolo prima dei sogni del benessere e poi del crollo di quell’illusione, il palazzo terremotato è innanzitutto una perfetta invenzione scenica, che con i suoi gradini mobili, porte, finestre, armadi, è capace di trasformare con pochi passaggi un piccolo palco in una specie di complesso girone dantesco, arzigogolato come un quadro di Escher. Un labirinto in cui i protagonisti sono incastrati, sepolti vivi, legati indissolubilmente a quei poveri calcinacci dall’ingiustizia subìta, dalla speranza disillusa di felicità che quelle quattro mura avevano rappresentato.

Le fonti d’ispirazioni sono tante: dal cinema (non a caso il palazzo si trova in Via Miracolo a Milano, omaggio a De Sica e al realismo fantastico del suo film) fino al grande Eduardo, citato in negativo, ma per omaggiarlo in positivo (“è possibile che tutto debba finire come in una farsa di Eduardo?”). Nel gioco di sogni, ricordi, consigli dall’aldilà di “questi fantasmi” tornati per dire la loro dopo una vita passata a subire e mai a decidere, Il cielo in una stanza riesce a prendere la parte migliore del teatro di De Filippo, ossia la sua capacità di risvegliare nello spettatore la più drammatica delle risate. Merito dell’affiatata squadra d’attori (Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Sergio Longobardi, Valeria Pollice e Gianni Vastarella) ben diretti da Emanuele Valenti, anche lui in scena, e impegnati a gestire non solo la scenografia mobile ma anche il complesso passaggio da un personaggio a un altro, da un’età a un’altra, da un tono all’altro.

Il dilemma etico messo in scena dallo spettacolo è tutt’altro che semplice: si può ancora credere nella giustizia quando il potere ci ha sempre sfruttato e mai protetto, o è più giusto cercare la vendetta, addossando ai figli le colpe di un Paese in cui colpevoli sono innocenti e gli innocenti colpevoli? Anche in questo, il testo scritto di Pirozzi e Valenti non sbaglia, insinuando il dubbio anche nel più razionale degli spettatori ma lasciando la risposta in sospeso grazie ad un finale aperto, molto amaro e per nulla conciliatorio.

 

IL CIELO IN UNA STANZA

di Armando Pirozzi e Emanuele Valenti

una produzione Fondazione Teatro di Napoli, 369gradi

con Giuseppina Cervizzi: Carmela Amedeo, Christian Giroso: Avvocato, Romolo Castellani detto il Conte, Golia, Vincenzo Nemolato: Alce Nero, Secchia, Valeria Pollice: Agente Immobiliare, Lucia Spadaro, Mariella

Emanuele Valenti: Alfredo Cafiero, Responsabile ufficio emigrazione

Gianni Vastarella: Ceraseno Amedeo, Enzuccio Spadaro, Ingegnere napoletano,

Peppe Papa voce de Il sotterrato

scene Tiziano Fario

costumi Daniela Salernitano

disegno e datore luci Giuseppe Di Lorenzo

organizzazione e collaborazione artistica Marina Dammacco

assistente costumista Nunzia Russo

macchinista Walter Frediani

sarta Nunzia Russo

Coordinamento Organizzativo Alessandra Attena

Distribuzione Patrizia Natale e 369gradi

Organizzazione generale Roberta Russo

regia Emanuele Valenti



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