Cinema

ViaEmilia2012: Poetico documentario di un amore immaginario

Marta Lecca

Il virus C – Cinema, Conservazione, Collezione: questa è la mania di cui soffre e gode Mario Pecorari, il protagonista del film di Giulia Palladini, ossessionato da Alida Valli, star dei tempi che furono.

L’amore per il cinema può assumere svariate forme. C’è chi predilige un genere e ne fa paradigma narrativo assoluto di riferimento; c’è chi, appena si accosta a un film, si chiede: da chi è diretto? Alcuni si soffermano sugli aspetti più tecnici del montaggio o della relazione fra musica e immagine.

Altri adorano gli attori. È, quest’ultima, la manifestazione di cinefilia che più facilmente può sconfinare nella cinepatia, nel disturbo ossessivo compulsivo, la cui sintomatologia comprende il collezionismo onnivoro e maniacale, la devozione religiosa nei confronti dell’attore-idolo, lo stalking virtuale che, se la vita ne dà l’occasione, sfocia in appostamenti e fugaci incontri, e una netta confusione fra immaginazione e realtà.

Il virus C – Cinema, Conservazione, Collezione: questa è la mania di cui soffre e gode Mario Pecorari, il protagonista del Poetico documentario di un amore immaginario, amore che l’anziano signore ha riversato per tutta la vita su Alida Valli, attrice dall’aura divina ormai offuscata, ma che all’apice della sua carriera recitò per Visconti, Hitchcock, Antonioni.

Vediamo l’anziano signore che si muove nel dedalo del suo immenso archivio, sfoglia articoli di giornale, accarezza le foto autografate e intanto racconta.

Lo spettatore però, in particolare quello cinefilo con il gusto per l’aneddoto, rimane deluso dal resoconto dei ricordi del protagonista che si limita ad accennare gli episodi, con fare evasivo e quasi scontroso. Perché Alida Valli aveva un difficile rapporto con Hitchcock, tanto da abbandonare la stanza dove c’era il grande cineasta, mentre girava Il caso Paradine? La curiosità, suscitata da un uomo che potenzialmente potrebbe essere depositario di storie succulente e che invece non rivela granché, risulta frustrata, lasciando il sospetto che la regista Giulia Palladini non sia stata in grado di riuscire a farsi dire tutto, accontentandosi invece di galleggiare sulla superficie. E tutto rimane fin troppo ambiguo, fin troppo misterioso. Quelle telefonate con Alida Valli hanno davvero avuto luogo? O Mario è solo un “malato” – come gli dicono parenti e amici – vagamente mitomane? Il senso di incompiuto danneggia l’originalità in nuce del lavoro di Giulia Palladini che ha i suoi momenti più felici e riusciti quando il montaggio alterna le riprese realizzate nell’archivio di Mario con spezzoni di film, creando un dialogo fra Mario e l’oggetto della sua fascinazione, rappresentazione per immagini del suo rapporto fantasma, come se fossero davvero parte della sua esistenza quotidiana, e non semplici simulacri verso cui proiettare il proprio desiderio.


Dettagli

  • Titolo originale: Poetico documentario di un amore immaginario
  • Regia: Giulia Palladini
  • Altro: Sceneggiatura: Giulia Palladini Fotografia: Giulia Palladini Musiche: Michele Marino Gallina Cast: Mario Pecorari

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