Più libri Più liberi. Intervista ad Alex Pietrogiacomi
L’intervista al responsabile dell’ufficio-stampa della casa editrice “Zero91”, promotrice della campagna “No editoria a pagamento”
Tra le varie presentazioni e i dibattiti della Fiera internazione della piccola e media editoria di Roma c’è un intervento che potrebbe interessare sia il mondo degli autori che quello degli editori. L’argomento è spinoso: quello dell’editoria a pagamento, che da anni chiede agli autori un contributo che va in genere tra i 2000 e i 2500 euro complessivi per la pubblicazione di un libro. La casa editrice “Zero91″ ha deciso di promuovere un incontro dal titolo “NO EAP”, ovvero “No editoria a pagamento”, proprio dal nome della loro campagna, nata per denunciare ma soprattutto per informare i giovani autori sugli effetti nocivi dell’editoria a pagamento e sulle conseguenze che questa potrebbe avere sul panorama editoriale.
Abbiamo intervistato Alex Pietrogiacomi, dell’ufficio-stampa, sulle motivazioni della campagna e sui problemi che mette in luce.
Quali sono i motivi della campagna “NO EAP”?
È una campagna prettamente d’informazione. Se esiste un sistema editoriale che non risulta normale, sano, bisogna far capire al lettore o all’aspirante scrittore le giuste differenze. Chi fa editoria non a pagamento riceve un manoscritto, lo valuta e investe su quel manoscritto e su quell’autore, quindi c’è un carico di responsabilità di una casa editrice che va a pagare l’autore e fa un investimento. Questo rischio d’impresa con l’editoria a pagamento non c’è, pubblicano qualsiasi libro per monetizzare senza curare la distribuzione adeguatamente, la promozione stampa come la produzione del libro è a carico dell’autore. Il libro a questo punto l’autore può farlo da sé, se non c’è lavoro sul testo e sulla distribuzione non è un processo editoriale con rischio di impresa ma pura speculazione. E’ importante che ci sia consapevolezza su questo sistema che è profondamente insano per il settore editoriale e per i sogni dei giovani autori.
Alcuni editori sostengono che non c’è niente di male se editore e autore collaborino con il 50% ciascuno. Si chiede insomma anche all’autore di avere fiducia nel proprio prodotto.
Il problema è che non è il 50 e 50, perché di norma chiedono 2000/2500 euro per stampare circa 150 copie. Dei 2500 euro, 500 vanno a finanziare il progetto, mentre 2000 se le intasca la casa editrice. Fare “fesso” lo scemo del villaggio penso che sia una cosa squallida. Molti scrittori ci cascano perché non s’intendono di meccanismi librari e questo credo sia uno scandalo. Io non investo per tirare fuori il talento di qualcuno, io investo su un’opera che mi viene presentata già pronta e la curo, le case editrici a pagamento pubblicano di tutto, anche il copia-incolla del bugiardino dello Zerinol, e se tu meriteresti di avere almeno un po’ di editing per migliorare il testo questo non viene fatto. Allora dov’è l’investimento se non c’è la filiera che ti aiuta a crescere? Inoltre una casa editrice normale deve sostenere molti costi, se anche noi incassassimo 2000 euro ad allocco potremmo permetterci di concorrere all’asta per i maggiori autori.
Quale consiglio per un aspirante scrittore?
Capire cosa vuole farne del romanzo e informarsi sulle case editrici a cui potrebbe interessare, essere umile, accettare i consigli e non arrendersi al primo no. Non ricorrere all’editoria a pagamento, che non offre una valorizzazione del lavoro, ma rivolgersi ad agenzie letterarie con cui lavorare sul manoscritto per presentare un prestampato di qualità alle case editrici.