In Piena Luce. Nuove fotografie interpretano i Musei Vaticani @ Palazzo Reale, Milano (MI)
In “Viaggio in Portogallo” Josè Saramago diceva “(…) bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto…”
La citazione dello scrittore portoghese ci viene in aiuto nel parlare di una mostra fotografica ospitata dal Palazzo Reale di Milano e che si è appena conclusa. Parliamo di In piena luce, un progetto fotografico che propone uno sguardo inedito sulle opere della collezione d’arte contemporanea dei Musei Vaticani, voluto e realizzato dalla direttrice della Galleria dei Musei Vaticani Micol Forti insieme ad Alessandra Mauro,direttrice editoriale di Contrasto.
“In piena luce” nasce dall’intento di creare il primo fondo di fotografia contemporanea dei Musei Vaticani e viene concepito intorno all’idea che la storica collezione, voluta da papa Paolo VI, potesse essere reinterpretata dallo sguardo insolito e restitutivo di fotografi di fama internazionale, radunati per la particolare connotazione stilistica che li differenzia gli uni dagli altri. Il lavoro porge alla fine un risultato di ricerca che va anche al di là della intenzione iniziale, esso infatti offre uno sguardo approfondito e trasversale non solo sulle opere oggetto della committenza ma sugli stessi luoghi di fruizione in cui esse sono collocate, nel caso in esame: i Musei Vaticani. Questi appaiono quindi non solo come sacello della memoria storico-artistica dell’Italia ma anche, e paradossalmente, come luoghi in cui si manifesta un contradditorio scollamento della memoria collettiva rispetto alla tradizione culturale del Paese. L’occhio dei fotografi non è infatti rivolto soltanto alle opere oggetto del lavoro ma l’obiettivo stavolta si sposta dall’altra parte e va a ritrarre, luoghi, architetture, depositi e soprattutto persone, nelle vesti dei turisti di passaggio o dei visitatori più attenti. L’opera è quindi presa nella sua totalità fatta anche di spazi e di fruitori, degli sguardi di questi ultimi e delle tracce del loro passaggio. I fotografi coinvolti nel progetto sono stati accuratamente scelti per il diverso contributo che da essi si attendeva, per il differente approccio analitico delle opere in esame e la capacità creativa di interpretare in maniera soggettiva, come solo l’arte della fotografia sa fare, delle autentiche orme sul terreno della nostra storia.
Cinque quindi le aree tematiche prese in esame: il tempo, la storia e la memoria, lo spazio, le persone, le opere e i feticci; nove gli artisti precettati per incarnare l’idea: Bill Armstrong, Peter Bialobrzeski, Antonio Biasucci, Alain Fleischer, Francesco Jodice, Mimmo Jodice, Rinko Kawauchi, Martin Parr, Massimo Siragusa. La solidità del patrimonio artistico dei Musei Vaticani è raccontata dalle imponenti architetture che lo custodiscono, dalle tele e dalle sculture classiche di cui esso si compone e che sono cariche di valore storico e culturale. Il progetto fotografico “In piena luce”, non mira affatto ad eclissarne la portata, non propone una svecchiata dei tesori in esso conservati ma al contrario allarga il campo semantico delle opere artistiche che prende in analisi, le solleva dal passato con tutto il loro peso e le porta in una dimensione contemporanea attualizzandone il valore in termini di significato e nuovi punti di vista.
La mostra ha inizio con una foto del francese Alain Fleischer l’unico fotografo, peraltro, di cui verranno riproposti ulteriori scatti durante tutto il percorso espositivo. La sua prima foto è “L’eternel et l’Infini”, uno scatto degli interni della Sala Paolina facente parte dei Musei della Biblioteca. Lo spazio fatto di interni è raccontato anche da Massimo Siragusa che interpreta la spazialità degli ambienti accostandoli in maniera sequenziale e interpretandone la profondità attraverso la restituzione cromatica data da un sapiente uso della luce. L’altro obiettivo focalizzato sulla interpretazione dei luoghi è quello di Antonio Biasucci che ha raccontato la presenza dei frammenti all’interno dei depositi dei Musei Vaticani, concentrandosi soprattutto sul Magazzino delle Corazze dove egli ha selezionato una trentina di reperti mettendoli in connessione tra loro in una distesa monocromatica di immagini dal grande fascino suggestivo. Ai fotografi Francesco Jodice e Martin Parr è invece stato affidato l’approfondimento sulla popolazione che abita i musei. Il primo ha fotografato visitatori consapevoli di essere immortalati dall’obiettivo del fotografo partenopeo mentre il secondo ha rubato degli scatti tra la folla all’interno ed all’esterno delle sale espositive, ricostruendo un’immagine altrimenti sfuggente degli umani nel loro rapporto con la bellezza. Il lavoro di Rinko Kawauchi si concentra invece sulle tracce date dal passaggio delle folle, sulle crepe che il tempo ha lasciato sui muri, e sui movimenti prospettici dati dai vortici delle scale vuote. Le immagini così mondate vengono quindi restituite al visitatore in una serie di scatti racchiusi dnella serie Echo. Il fotografo Mimmo Jodice sceglie invece di ritrarre le opere della classicità. Le teste marmoree ritratte sono accostate in un percorso di chiariscuri in cui il fotografo fissa lo sguardo su ciascuno dei soggetti studiati come a volerne portare alla luce l’esistenza attraverso l’enfasi dei contrasti. Mimmo Jodice lavora in particolare sulle opere esposte nella galleria Chiaramonti e nel Museo Pio Clementino mentre Bill Armstrong è l’unico a lavorare sulle opere della Cappella Sistina. Armstrong ritrae i volti presenti negli affreschi ed i gesti dei personaggi raffigurati da Michelangelo. Egli contrappone quindi stasi e movimento e lo fa attraverso il fuori fuoco e l’esasperazione cromatica quasi in stile pop-art porgendo un’ intima lettura dell’immagine,tanto profonda da riuscire a mettere da parte la sua riconoscibilità e ad indagarne la carica simbolica per collocarla nel tempo presente. È probabile che tale sia il motivo per cui l’immagine di Eva che porge la mela è diventato il simbolo ed il biglietto da visita dell’intero lavoro espositivo. A chiusura del percorso troviamo le foto di Peter Bialobrzeski, il solo a concentrare lo sguardo sui paesaggi dello Stato più piccolo del mondo. Bialobrzeski mette insieme le visioni delle geometrie della cupola di San Pietro insieme ai muri scrostati delle case che circondano piazza San Pietro e lo fa scattando immagini che sanno di quiete e di lentezza data dall’attesa necessaria per cogliere le sfumature cromatiche regalate dalla luce del crepuscolo o dell’alba. “
In piena luce” è stata presentata ai visitatori in occasione della Photo Week, la settimana che Milano dedica all’arte della fotografia, ed è proseguita fino ai primi giorni di luglio. L’insieme delle opere realizzate all’interno del progetto sono entrate a far parte e ad arricchire la collezione di arte contemporanea dei Musei Vaticani.