Picasso a Napoli: Parade
A cent’anni dalla sua realizzazione, l’Italia accoglie l’enorme sipario di Picasso Parade realizzato per l’omonimo balletto nel 1917. È la città di Napoli ad aprire le porte del bel paese alla più grande tela mai realizzata dal famoso pittore spagnolo e lo fa con una mostra allestita tra il museo di Capodimonte e Pompei a cura di Sylvain Bellenger, direttore del museo, e lo storico dell’arte Luigi Gallo. La mostra inaugura l’iniziativa Picasso-Mediterranèe del Musée national Picasso-Paris, un evento culturale internazionale che si terrà dalla primavera 2017 alla primavera 2019 e non è un caso che il progetto parta proprio da Napoli; esso infatti è stato concepito come percorso nei luoghi che hanno ispirato l’artista ed in questo senso è evidente come l’opera di Picasso abbia risentito delle numerose influenze che il pittore ha subìto durante il suo viaggio in Italia compiuto nel 1917 insieme a Jean Cocteau, ideatore del balletto.
Siamo nel 1916 infatti quando Jean Cocteau convince il più noto artista d’avanguardia dell’epoca a realizzare le scenografie ed i costumi di Parade, un balletto che intende mettere in scena una parata circense che finisce col generare un malinteso provocato dalla confusione tra reale e irreale, una situazione surreale quindi alla cui realizzazione Picasso riesce pienamente a contribuire attraverso le scenografie ed i costumi. Ed è allo studio dei personaggi rappresentati nella tela, alle influenze esercitate dal classicismo dei resti archeologici di Pompei e più in generale dall’arte teatrale e dalla cultura popolare napoletana, che il percorso allestito al museo di Capodimonte vuole prepararci, prima di arrivare ad ammirare il grande sipario oggetto ed approdo dell’intera esposizione.
Così all’inizio del percorso si incontrano i pupi siciliani, icone dei teatri ambulanti che era possibile incontrare all’inizio del secolo scorso e presumibilmente acquistati da Picasso durante il suo viaggio in Italia. Accanto ai pupi è possibile ammirare i presepi napoletani che, insieme alle maschere della commedia dell’arte, nel loro potenziale immaginifico fatto di cultura popolare e simbolismo pare abbiano affascinato l’artista spagnolo tanto da condizionare la sua arte sperimentale impregnata della corrente futurista di quegli anni e che viene adesso contaminata dal classicismo italiano e dalla cultura popolare. Tali contaminazioni sono testimoniate dai bozzetti realizzati per lo studio della scenografia e dei costumi, tra cui il bozzetto – studio per una crocefissione, lo studio per il trucco del prestigiatore circense, per l’acrobata o per il cavallo. Accanto ai bozzetti realizzati per Parade, la mostra propone gli schizzi per scenografia e costumi del balletto Pulcinella con le musiche di Stravinsky andato in scena nel 1920. A partire da “Parade” infatti e fino al 1924, Picasso rimane legato ai balletti russi di Diaghilev ed al mondo sognante della danza.
E così, passando tra bozzetti, contenuti video come Le mystère Picasso e persino un carnet di note sul balletto di Parade tenuto in una teca, si arriva all’ultima stanza del percorso espositivo illuminata appena da luci soffuse e dov’è eretta la meraviglia che, girando l’angolo, si rivela agli occhi del visitatore. Diciasette metri per dieci, tali sono le misure della tela monumentale custodita presso il centro Pompidou di Parigi. Non basta alzare la testa fino ad avere il collo teso per riuscire ad avere una visione d’insieme dell’opera, da qualsiasi punto ci si ponga infatti ci sarà sempre qualche dettaglio che sfugge alla vista tanto è grande il sipario che copre un’ intera parete della stanza del museo. Il sipario è ospitato nella sala da ballo dell’appartamento reale illuminata appena per riprodurre l’interno del teatro dove Parade ha incontrato il pubblico per la prima volta. Così come la tela trascende il limite del semplice oggetto di scena finendo con l’essere degna di ammirazione anche fuori dal contesto per il quale era stata pensata, allo stesso modo il soggetto rappresentato, una compagnia di circensi che compone una scena dal carattere onirico, finisce col diventare l’atto unico della rappresentazione per il suo eloquente linguaggio simbolico. La compagnia dei circensi viene inoltre incorniciata da un un sipario rosso porpora che ricorda il colore degli affreschi pompeiani ed è anche la commistione tra elementi che richiamano il classicismo italiano accostati ad una pittura futurista, che fa di Parade un’opera che lascia spazio all’ambiguità, al malinteso, (come il soggetto stesso del balletto chiedeva al pittore) ma rappresenta al contempo anche una cesura tra il passato e il presente artistico di Picasso, un’impronta indelebile che di certo condizionerà i successivi lavori dell’artista.
Da qualunque punto di vista la si guardi la Parade di Picasso impegna lo sguardo del visitatore che si perde nell’immensità della tela e dello spazio della sala fino ad isolarsi in un dialogo a tu per tu con un’opera che sovrasta nella sua imponenza e che non risparmia di far percepire la consapevolezza dell’essere finiti dinanzi alla meraviglia dell’arte che trapassa invece il corso del tempo.