Arti Performative

#Orizzonti14. I Sacchi di Sabbia // Piccoli suicidi in ottava rima Vol. 1 e Vol. 2

Renata Savo

Uno spettacolo che diverte mescolando generi e ribaltando parodisticamente la sublime forma epico-narrativa di ariostesca memoria

Durante l’edizione in corso del Festival Orizzonti di Chiusi, sottotitolata “Tra mito e favola”, proprio non potevano mancare I Sacchi di Sabbia (Giovanni Guerrieri, Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano, Giulia Solano), compagnia tosco-napoletana attiva dal 1995 e particolarmente attenta al recupero di tradizioni popolari e all’ibridazione tra diverse forme spettacolari. A Chiusi sono andati in scena dentro l’antica cornice del Chiostro di S. Francesco con due loro creazioni: una è Piccoli suicidi in ottava rima Vol.1 e Vol.2, che porta a compimento un lungo percorso della compagnia iniziato con lo studio della tradizione dei maggi toscani, l’altra, invece, riprende il capolavoro di Carlo Collodi per sperimentare la forma del radiodramma a teatro: Marmocchio. Una specie di Pinocchio di marmo, che proprio in questa edizione ha debuttato in prima nazionale.

Piccoli suicidi in ottava rima vol. 1 e vol. 2, suddiviso in quattro episodi recitati in ottava rima e quartine di ottonari, ha già nel titolo qualcosa di “tarantiniano”; ovviamente vengono in mente Kill Bill (vol. 1 e 2), ma il riferimento al cineasta non si perderà neppure durante la visione dello spettacolo, se si pensa anche solo banalmente all’impossibilità di far cadere l’opera sotto un unico genere, conferendo aspetti visivi di una tipologia e mutuando convenzioni da altre: una scena apparentemente “western” di Piccoli suicidi in ottava rima, per esempio, viene contaminata dal genere della slapstick comedy, e allo stesso tempo – come del resto per gran parte dello spettacolo – la sua comicità nasce dallo scarto tra la “serietà” della forma epico-narrativa di ariostesca memoria e l’escalation visiva dei gesti, nonché dal rovesciamento grottesco e parodico delle stesse convenzioni.

Scelta geniale, quella di realizzare un’autentica e genuina partitura sonora grazie alla bravissima Giulia Gallo, che assume il duplice (o triplice?) ruolo di narratrice, presentatrice e commento sonoro ai quattro episodi: la sua voce e l’apparato fonatorio si trasformano in virtuosi strumenti acustici che riproducono dal vivo suoni animaleschi, spari, gocce d’acqua che cadono, accanto al più semplice ma orecchiabile e popolare “motivo fischiettato” che funge da refrain all’intero spettacolo. Proprio nella straordinaria capacità di orchestrare mimica ed effetti sonori risiede la forza di questo consigliatissimo Piccoli suicidi in ottava rima (che ha già girato all’interno di alcuni fra i più importanti circuiti festivalieri italiani e che si spera continuerà a riempire i cartelloni della prossima stagione) sostenuto da una regia infallibile, dal ritmo serrato, senza la quale sarebbe impossibile ottenere quegli effetti comici, anche semplici, che rendono lo spettacolo godibile sia per i grandi sia per i piccini; forse questi ultimi non capirebbero l’episodio che ribalta il tema cavalleresco dell’amore in un’essenziale lotta tra spermatozoi e ovuli – riprendendo una nota scena di Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere di Woody Allen – ma il divertimento anche per loro è assicurato.

 


Dettagli

  • Titolo originale: Piccoli suicidi in ottava rima Vol.1 e Vol.2

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