Cultura & Sviluppo

Nutrire il pianeta e costruire padiglioni. EXPO 2015 1/2

Gabriella Bologna

 

Per chi è pronto a sfidare il clima impietoso dell’estate più calda di sempre e non intende aspettare l’autunno per visitare l’EXPO ecco la piccola guida di Scene Contemporanee.

Travolta dalle polemiche e dagli scandali prima dell’apertura e dalle critiche per lavori non finiti e disorganizzazione dopo l’inaugurazione, l’Esposizione Universale di Milano 2015 sembra aver finalmente raggiunto un punto di arrivo mostrando ciò che può offrire al visitatore da qui alla sua chiusura a fine ottobre.

Figlia delle grandi esposizioni universali che, dalla prima edizione nel 1851 a Londra, periodicamente rinnovano sede e tematiche, quella di Milano è soprattutto un grande sfoggio di architetture che non sempre hanno a che vedere con il tema di quest’anno: Nutrire il pianeta. Energia per la vita.

Niente di strano in realtà che l’architettura faccia da padrona. Sin dalla nascita le esposizioni universali hanno puntato soprattutto su questo per colpire i visitatori: il Crystal Palace di Londra del 1851 è ancora oggi ricordato come una grande novità architettonica e molti ritengono sia stato un peccato smontarlo per sempre. Più lungimiranti i francesi, che decisero di tenere la Tour Eiffel, costruita per l’esposizione di Parigi del 1889, rendendola il simbolo più celebre della città.

Come consuetudine, anche al termine di questa EXPO la maggior parte delle strutture verrà smantellata, sebbene il sito ufficiale dell’evento, per rimanere in tema di sostenibilità, promette che molte avranno una seconda vita. Il Padiglione Coca-Cola diventerà un campo da basket, il Padiglione Monaco verrà donato alla Croce Rossa in Burkina Faso e le torri del Padiglione Svizzera  saranno trasformate in serre urbane. Speriamo e attendiamo.

I padiglioni del 2015, dicevamo, gareggiano per struttura e tecnologia. Ci accoglie all’ingresso l’immenso Padiglione Zero delle Nazioni Unite che tra la riproduzione di una suggestiva biblioteca del sapere e la storia dell’umanità in rapporto a cibo e agricoltura, non manca mai di ricordarci cosa l’ONU stia facendo di buono per il pianeta, in un grande spot pubblicitario per niente mascherato.

Attraverso il lunghissimo Decumano, qualche padiglione esibisce accanto all’architettura piante e orti pieni di insalate pronte per essere raccolte: il percorso di ingresso al Padiglione Francia, per esempio, e la parete verticale di quello degli Stati Uniti. Progettato da James Biber il Padiglione USA ci accoglie con una passerella di legno riciclato da Coney Island e ci racconta la storia agricola del cibo americano (ignorando quella, meno gloriosa, del cibo industriale. Ma non temete: c’è Mc Donald’s come main sponsor e con un fast food in carne e ossa). Peccato che siano gli schermi, con tanto di messaggio di benvenuto del Presidente Obama, più che la grande parete verde, a coinvolgere i visitatori.

Puntano sulla spettacolarità dell’architettura anche il Padiglione Russia, una metafora dell’Arca di Noè che racchiude il tema “Crescere per il mondo. Coltivare per il futuro”, e quello dell’Arzebaijan con un percorso su più livelli che attraversa tre sfere di vetro, ovvero le biosfere del paese (paesaggi, zone climatiche, culture tradizionali).

(Continua)

 



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