Klara Lewis – Too
I suoni distorti, lisergici, ipnotici e umbratili di Too di Klara Lewis fanno del suo secondo disco un piccolo capolavoro del trip hop. La giovane artista svedese, figlia d’arte (suo padre è stato membro storico dei Wire), crea infiniti incastri sonori attraverso l’utilizzo di campioni (il cosiddetto field recording) scaglionati e divisi sulla base delle tonalità ricercate. Si ottengono così nove tracce perfettamente studiate che puntano alla costruzione di un’opera d’arte cesellatissima (e non è un caso infatti che la cover del disco ricrei l’immagine geometrizzata di una figura femminile).
Il primo pezzo, ‘View’, riproduce metaforicamente il percorso umano: affannoso e meditabondo; la funerea ‘Too’, che dà anche il titolo all’album, si concede digressioni elettroniche meno cupe sul finale, mentre ‘Else’ diviene emblema della musica ambient per il sound minimalista. Nonostante le atmosfere di lynchiana memoria siano il filo conduttore di gran parte delle tracce del disco (‘Once’ e ‘Try’ su tutte), non si può dire che manchino delle intuizioni gradevolmente personali. ‘Beaming’, che spezza la – a tratti pedissequa – sequenza elettronica, cattura, in 6 minuti e 43 secondi, stralci di vita quotidiana riproducendo voci fuori campo che biascicano parole incomprensibili all’orecchio, simulando risatine o gridolini sommessi, introducendo d’improvviso passi di donna, auto in movimento e interferenze radiofoniche. Lo stesso dicasi per ‘Us’, da cui si ricavano sonorità folktroniche in progressione (con la voluta interruzione musicale per un secondo a metà del pezzo).
La poca esperienza musicale di Klara, classe 1993, con un solo album alle spalle (Ett, 2014), non incide sulla riuscita del disco che, anzi, raggiunge vette di singolare bellezza.