Bon Iver – 22, A Million
Quando si ascolta 22, A Milion, ovvero il terzo album di Justin Vernon, in arte Bon Iver, sembra di percorrere le stesse strade di Monica Vitti in L’eclisse di Michelangelo Antonioni: la sensazione di disorientamento creata dal sax di alcune delle 10 tracce che compongono l’album (22 (OVER S∞∞N, 10 d E A T h b R E a s T ⊠ ⊠, ____45_____) accompagna il senso di straniamento causato dalla voce computerizzata dell’artista del Wisconsin; elementi, entrambi, che trovano un singolare compimento nella scelta dei titoli di ciascun pezzo, costituiti da parole criptate, neologismi, ambigui pittogrammi, probabili e difficilmente interpretabili polisemie. Ma qui si vuole provare a insistere proprio sui significati che si nascondono dietro i vocoder e le distorsioni, ma che sono presenti anche nei misteriosi suoni costruiti e poi smembrati in 715 – CRΣΣKS, ai momenti meravigliosamente corali di 29 #Strafford APTS, ai ritorni all’apparente genuinità musicale, ammantata da artifici meno spigolosi, come in 8 (circle), perché il ‘genere’ è sì, cambiato (electro music), ma il messaggio resta lo stesso: Bon Iver non smette mai di raccontare se stesso agli altri (i ventidue milioni a cui forse si riferisce il titolo dell’album?) e non dimentica mai i luoghi del suo passato anche se ora sono meno facilmente decifrabili, come scrive in 00000 Million (I’ve been to that grove/where no matter the source is). Non è avulso dalle cadute e dalle risalite (I’m still standing in/still standing in the need of prayer/the need of prayer, 666 ʇ) e prova ad avere un labile contatto con il soprannaturale, come scrive in 33 GOD (I would be just floating to you now/It would make me pass to let it pass on/I’m climbing the dash, that skin).
Ai cosiddetti puristi che storcono il naso per la virata elettronica di Iver che ha, invero, dato vita a un disco estemporaneo ed eversivo, si può rispondere che questa è semplicemente un’altra faccia della stessa medaglia – dello stesso artista – e che è umano tanto quanto (o forse più de)i precedenti lavori; per restare nel campo della numerica, tanto cara al Bon Iver di 22, A Milion, si può asserire che, come insegnava la letteratura (che è vita), si è uno, nessuno e centomila: che ben venga una nuova prospettiva musicale, quando è in grado di offrirci un album così stratificato.