In Sala. No – I giorni dell’arcobaleno
Pablo Larraín torna a parlare della dittatura di Pinochet raccontando la campagna pubblicitaria che portò alla sua caduta.
Sarebbe facile, al giorno d’oggi, decidere cosa votare tra la continuazione di una dittatura o la sua fine – per quanto ancora adesso i popoli non sempre riescono a vedere cosa sia meglio per sé – ma nel 1988, quando in Cile si svolse il referendum per concedere una proroga di 8 anni alla dittatura di Pinochet, il risultato non era per niente scontato. Questa la premessa storica alla base di No, terza opera di Pablo Larraín legata agli anni del regime del generale Pinochet dopo i fortunati Tony Manero e Post Mortem, quest’ultimo pluripremiato dalla critica.
Stavolta il regista cileno fa entrare la politica nel suo film attraverso il percorso della campagna pubblicitaria per il “no” alla dittatura, dalla nascita nell’ombra al successo popolare e commerciale alla vittoria al referendum del 5 Ottobre 1988. Il giovane pubblicitario René Saavedra – interpretato da un composto Gael García Bernal – sa bene che l’impresa dell’opposizione è quasi impossibile da realizzare (con il forte astensionismo iniziale e il timore di spogli truccati), ma decide di affrontare l’incarico di pubblicizzare il “no”, appunto, con la professionalità e l’ingegno richiesti per qualsiasi altro prodotto da commercializzare e vendere.
Nella sfida di abilità tra i pubblicitari delle due parti, giocata a colpi di intuizioni vincenti, immagini funzionanti e di scorrettezze da parte del regime, i creativi del “no” riescono a sfruttare qualcosa che manca alla campagna tradizionale e seriosa del “si”: ecco allora il simbolo del “no” con l’arcobaleno, un disegno puerile, e gli slogan dell’allegria, una promessa ancor più infantile e sciocca, ma determinante per la vittoria. Il nucleo narrativo della sceneggiatura sfrutta abilmente questa tensione, sottolineata da una regia irrequieta e impura (Larraín, infatti, ha girato su un supporto utilizzato in quegli anni, la videocassetta U-matic), continuamente spezzata da una scena all’altra, e da una fotografia che rende assolutamente naturale il passaggio dal presente della storia ai numerosi filmati di repertorio originali, vera miniera documentaria del film.
Sono gli occhi lucidi di René, che porta in braccio suo figlio, a dare il vero tono non del tutto dolce del finale, laddove la vittoria politica della democrazia non è garanzia – e in questo il messaggio è amaramente attuale – di quella allegria che da pubblicitario aveva immaginato per i suoi connazionali.
Dettagli
- Titolo originale: No
- Regia: Pablo Larraín
- Fotografia: Sergio Armstrong
- Musiche: Carlos Cabezas
- Cast: Gael García Bernal, Alfredo Castro, Luis Gnecco, Néstor Cantillana, Antonia Zegers, Jaime Vadell, Marcial Tagle
- Sceneggiatura: Pedro Peirano