Mi rifaccio vivo
A metà tra sogno e realtà, Sergio Rubini torna volando nel cinema della commedia sotto forma di angelo custode per narrare le vicende degli uomini dei piani alti da un punto di vista più introspettivo e meno vasto.
Sergio Rubini torna al cinema con la commedia Mi Rifaccio Vivo mescolando toni farseschi e comici, avvalendosi della mimica di Emilio Solfrizzi, ne esce fuori una commedia frizzante con qualche imperfezione, che tuttavia si distingue dai prodotti medi del panorama italiano.
Biagio Bianchetti (Pasquale Petrolo) consumato dalla competizione economica che ha visto fallire la sua catena di negozi e vincere la Odv, quella dell’amico d’infanzia Ottone di Valerio (Neri Marcorè), ha deciso di porre fine alla sua esistenza portandosi nelle profondità di un lago l’odio-invidia nei confronti dell’amico che sin da piccolo è stato sempre un vincente. Ma la sua fine non è del tutto giunta: un angelo custode (Sergio Rubini) gli offre l’occasione di riscattarsi per una settimana nei panni di Dennis Rufino (Emilio Solfrizzi), grande manager e stretto amico di Ottone. Nel film aleggiano i molteplici volti dell’imprenditoria attuale: il ritratto amaro, quello di Bianchetti, e il ritratto caricaturale, Di Valerio, a cui si aggiunge quello new age di Rufino che cerca di conciliare il marketing con l’etica e l’umanità. In linea con le riflessioni del momento quello di Rufino dovrebbe essere l’imprenditore del futuro, che concili al lavoro una sensibilità umanitaria proiettata ad un benessere comune da chi dirige a chi consuma.
Intento principale del film è raccontare una buona storia con la giusta dose di ironia e di surreale, che sappia guardare al nostro presente: Rubini l’ha definita la commedia della pacificazione. Se gli ultimi prodotti italiani hanno guardato alla politica come il problema centrale da cui far emergere le ferite del paese, Rubini guarda oltre concentrandosi sull’individuo a cui tocca fare i conti prima con se stesso che con gli altri. In fin dei conti non ci sono grandi aspettative, si chiede semplicemente di abbandonarsi allo scorrere del racconto e di ritrovare temi cari a Rubini, come la sospensione tra sogno/realtà e una vita oltre il reale e il credibile. Resta memorabile il tipo di aldilà offerto da Rubini: un albergo moderatamente di lusso a tre piani, dove si fa la fila per aspettare la propria collocazione.
Qualche dialogo didascalico, pochi momenti di sottile ironia e qualche tono referenziale di troppo nella scansione degli eventi che non stimola troppo l’immaginazione dello spettatore, non giovano purtroppo però alla completa riuscita della commedia. Tuttavia sembra giusto spezzare una lancia a favore dell’intento di Rubini, che se non altro riesce ad offrire una comicità sana e piacevole con qualche suggestione originale.
Dettagli
- Titolo originale: Mi rifaccio vivo
- Regia: Sergio Rubini
- Fotografia: Fabio Cianchetti
- Musiche: Paolo Buonvino
- Cast: Emilio Solfrizzi, Neri Marcorè, Pasquale Petrolo, Vanessa Incontrada, Sergio Rubini
- Sceneggiatura: Carla Cavalluzzi, Umberto Marino, Sergio Rubini