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“Memoria di ragazza”: Daria Deflorian, Monica Demuru e Monica Piseddu fra le pagine di Annie Ernaux

Maria D'Ugo

Replica unica e appuntamento tutto al femminile quello svoltosi lunedì 3 dicembre all’Arena del Sole di Bologna, in cui il trio formato da Daria Deflorian, Monica Demuru e Monica Piseddu ha presentato a un ristretto pubblico bolognese il suo Memoria di ragazza – Una lettura e qualche canzone. Un formato che all’interno del teatro si accomoda pure con un certo agio, per quanto l’atmosfera generale si avvicini di più a quella rilassata e calda di un locale jazz. Complici in questo, le luci firmate da Giulia Pastore, che mantengono un chiarore diffuso e tenue anche sulla platea, l’incanto della nuda voce di Monica Demuru e l’intimità della voce che esce dai libri. Anzi, dal libro: Memoria di ragazza nasce come omaggio all’omonimo libro di Annie Ernaux, pubblicato nel 2016. 

Annie Ernaux – esordisce Daria Deflorian – è nostra”. Un possessivo in “esergo” che a qualunque bibliofilo, così come al pubblico, non può che suonare come estremamente familiare e accattivante, e alle cui spalle già fa capolino, accanto al meccanismo di appropriazione libresca, quello spontaneo desiderio di diffusione e narrazione della narrazione; si racconta come Annie continui a vivere nei prestiti alle amiche, nelle chiacchiere al telefono, per trovare infine un nuovo spazio di presenza anche dentro ai teatri. Una condivisione o anche, come ci si tiene a precisare sorridendo, una concessione.

Memoria di ragazza è il racconto che Annie Ernaux ha inseguito per tutta la sua carriera di scrittrice, così come si inseguono le memorie e le immagini di quella stagione di confine che è il passaggio verso alla maggiore età, nella sua dimensione biologica ed esistenziale. È il racconto di un’esplorazione. Le pagine della Ernaux trasmettono sulla scena una lucidità che è il guadagno principe della dimensione retrospettiva, e di questa presa di distanza si fanno forti, non solo tematicamente, ma anche stilisticamente.

Alternandosi nella lettura, Daria Deflorian, Monica Piseddu e Monica Demuru regalano un corpo vivo e tangibile all’esperienza riportata sulla carta. La voce avvolge, accogliendo con dolce intensità una narrazione che dall’autrice è, invece, fronteggiata per lunghi tratti, con la neutralità della terza persona e sempre con l’opacità data dall’uso di una sola lettera per introdurre alcuni luoghi e personaggi. L’uomo è “H”, l’amica è “R”, la colonia estiva è quella di “S”. I brani scelti fanno pendere la bilancia su quell’utopia che è il corpo in genere, e su quello femminile, oggetto del desiderio maschile e monstrum inesplorabile, mentre la colta e un po’ altezzosa collettività francese si delinea brutale e innocente e alla radio si ascoltano Gloria Lasso, Charles Aznavour e Billie Holiday. L’accondiscendenza ignara della ragazzina che perde la verginità quasi per sbaglio cede quieta alla donna, che con destrezza un po’ irresponsabile indaga le temperature del suo corpo, le cerca nelle strade e nelle fotografie. Uno sguardo che diventa sempre più consapevole quanto più si allontana dall’anestesia del “ciò che c’è”, scoprendo, piano, un nuovo senso.

La voce di Annie Ernaux che questo trio di donne concede al pubblico passa non solo nella delicatezza con cui da donna a donna, da attrici a platea, si confida e affida una storia, ma soprattutto attraverso la riflessione sulla scrittura come lavoro di artigianato sulla memoria, quando il senso era già uno, scomparso. Con la parola si può ripartire per ricucire il solco, inventando possibilità e significati che non sempre sono presenti; per vedere un punto focale non tanto in ciò che accade, quanto nell’utilizzo di ciò che accade. Nella fedeltà al proprio modo di tendere alla vita e alla propria memoria, fra le luci della rive gauche di Rouen e la solitudine dei parchi dove, con un quaderno in mano si scrivono alcune piccole frasi, che due anni dopo saranno un romanzo. Una concessione e un piccolo lasciapassare, giusto prima di scomparire nel buio fra qualche timido passo di danza.

 

(Immagine di copertina: Daria Deflorian. Foto di scena)



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