Cinema Festival

Medium

Stefano Valva

Uno dei documentari più interessanti e poetici presentato all’ultimo Festival dei Popoli è Medium, diretto dal regista e scrittore argentino Edgardo Cozarinsky. L’opera – come sottolineato dai titoli di testa – è un ritratto su di una celebre connazionale del regista, ossia la pianista Margarita Fernandez.

Medium già dall’incipit non si propone come un convenzionale biopic, anzi si discosta da un estenuante racconto orale: i primi minuti sono scanditi esclusivamente di musica, ove viene inquadrata di profilo in campo medio la protagonista, la quale esegue una sinfonia di uno dei suoi più grandi idoli, ossia Brahms.

Quest’ultimo viene spesso citato all’interno della narrazione: ne vengono raccontate anche le storie d’amore segrete (con la moglie del maestro Schumann), la difficoltà di eseguire gli intermezzi delle sue sinfonie (che a Margarita fanno ricordare gli inizi di carriera), ed in riferimento alla visita che la protagonista insieme ad un gruppo di colleghi fece a Baden-Baden nel 1974 – nel mezzo della foresta nera tedesca –  alla dimora del proprio deus ex machina.

Eppure, monologhi e dialoghi – frutti anche di un’intervista alla musicista in età avanzata – non si soffermano solo su Brahms, bensì anche sulle poetiche di tutti i musicisti che hanno influenzato il lavoro della Fernandez, e che le hanno fatto scoprire l’universalità e l’essenza della musica: da Bach fino a Verdi, passando per Puccini.

Ascoltando l’intervista, quello che colpisce di più della musicista non è (o non solo) la sua passione per la musica (collegata più volte anche alla gestualità, alla quotidianità, in sintesi a tutte le fattezze della corporeità, del movimento e della vita in generale), bensì come essa parli delle arti, in virtù non solo della loro bellezza estetico-formale, ma anche per il loro essere delle creazioni magiche, quasi metafisiche, anzi le uniche creazioni metafisiche che l’uomo ha in potere di materializzare. Su ciò, diviene affascinante un aneddoto dell’infanzia, il quale trasmette allo spettatore il rapporto magico che il personaggio ha con l’interpretazione di Greta Garbo (una delle prime artefici dell’epoca del divismo, o meglio, della prima era del divismo hollywoodiano, sul quale argomento è interessante la lettura di un capitolo dedicato proprio all’attrice svedese all’interno della raccolta di saggi Il Film di Béla Balàzs) ne La Regina Cristina di Rouben Mamoulian (1933).

Poi il resto del “biopic” è incentrato esclusivamente sulla musica, sul rapporto tra la musica e l’amore, la musica e la storia, la musica e il pensiero romantico, la musica e il mondo, la musica e le varie generazioni, dalla più giovane alla più anziana. La musica come mezzo per sensibilizzare le masse e la psiche, perché essa è frutto di menti che hanno desiderato e ricercano ossessivamente l’amore, l’estetismo, la bellezza e il senso di comunità (quindi non è un caso la lettura introduttiva delle lettere di Brahms inviate all’amante platonica).

Proprio sul tema della comunità riecheggia la generazione della musicista argentina, perché i movimenti d’avanguardia – come quello ove lei si formò – dagli Anni ’70 diedero nuova linfa alla musica e alle arti in generale, attraverso il fenomeno (per alcuni studiosi corrente filosofica e culturale) della caduta delle grandi narrazioni, ossia l’era post-moderna, che diede vita – tra gli altri – a opere pastiche, attraverso una de-canonizzazione degli artisti, che finì per intrecciare regole e forme dell’arte (nel caso argentino, un incontro trans-mediale tra il teatro e la musica).

Medium è un documentario sfumato, riflessivo e nostalgico, non solo perché la storia di una rigorosa e sensibile musicista colpisce per come lei trasmetta una forza d’animo ammirabile (qui l’età anagrafica è solo un numero), ma anche perché è volutamente cosparso di suoni e di sguardi, che divengono quasi terapeutiche per lo spettatore. Quindi è impossibile non godersi un’opera sottile, la quale si sofferma indirettamente anche su di un presupposto: oggi svariate forme d’arte sembrano percepite come superflue, eppure restano – solo se le si riesce realmente ad apprezzare – le più affascinanti e paradossalmente le più necessarie, per una visione (e in tal caso per un ascolto) del e sul mondo.


  • Diretto da: Edgardo Cozarinsky
  • Durata: 73 minuti
  • Paese: Argentina

Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti