Arti Performative

Maurizio Colombi // Rapunzel

Marcella Santomassimo

Chi ha amato il film d’animazione della Disney vi troverà una certa aderenza. Se possa o meno diventare un musical di successo non siamo ancora pronti a dirlo


 

 

Ogni giorno sotto gli occhi di una persona passano circa 3000 messaggi pubblicitari. Nell’ultimo mese per un cittadino romano medio il 30% degli input pubblicitari aveva un sole nome: Rapunzel. Chi non ha visto il cartellone pubblicitario del nuovo musical prodotto dal Teatro Brancaccio sulla facciata o sul retro di bus e tram, in metropolitana o in giro per le strade della capitale? Lorella Cuccarini in versione dark fiabesca, capelli scuri, braccia ai fianchi, unghie nere. In via del tutto legittima il posto accanto alla scritta Rapunzel sarebbe spettato alla protagonista, a Rapunzel certo, ad Alessandra Ferrari, giovane attrice conosciuta per l’interpretazione di Esmeralda in Notre Dame de Paris, ma non facciamoci  tante domande sul perché ciò non è accaduto.

Rapunzel, nuova produzione del Teatro Brancaccio, il teatro di musical romano per eccellenza, che dopo aver fatto il tutto esaurito lo scorso anno con Priscilla – Regina del deserto, punta tutto sulla Cuccarini nel nuovo lavoro di Maurizio Colombi. Da sempre il musical attinge dall’animazione, la quale attinge a sua volta dalla letteratura, ed è così che favole come quella dei fratelli Grimm subiscono l’ennesima modifica. Rapunzel, diventata una principessa nel film di Nathan Greno e Byron Howard, ereditando tutte le caratteriste dell’eroine di casa Disney, mantiene qui sue origini nobili e il suo temperamento furbo e sognatore. Madre Gothel non è una comune megera ma anche nelle sue vene scorre il sangue reale. Sorella invidiosa e brutta della Regina Gretel, rapisce Rapunzel all’età di un anno per rinchiuderla nella torre in mezzo al bosco dove nessuno, tranne uno, potrà mia trovarla.

Chi ha amato il film d’animazione della Disney troverà nella trasposizione teatrale una certa aderenza: ne conserva infatti la natura ironica e grottesca che si esplica in personaggi come Phil, il ladro di corona che salverà Rapunzel; la stessa Rapunzel, che si saprà difendere benissimo da sola dal mondo esterno con la sua padella in mano; la guardia reale Segugio, che parla lingue diverse per chi è disposto ad ascoltare; i due fiori parlanti Rosa e Spina, che si esibiscono nel miglior repertorio della musica italiana; i cavernicoli abitanti de La  Taverna del Lupo; e la Madre Gothel, che alla fine, spezzato l’incantesimo e diventata di colpo vecchia, aiuta Rapunzel a resuscitare il suo amato.

I motivi che spingono Rapunzel a rimanere nella torre sono ragioni strettamente morali, che indagano il rapporto madre/figlia, e non fisici come nella tradizione letteraria. In questa versione la madrigna è pur sempre la zia e un briciolo di umanità resta nel finale in cui, proprio grazie a lei, vissero tutti felici e contenti. Gli elementi del musical ci sono tutti: c’è l’intreccio, la danza corale, ci sono le canzoni, gli effetti speciali, l’humor, le scenografie movibili ma c’è un elemento in più che appare del tutto fuori contesto, eliminando in un colpo solo la natura puramente teatrale e magica della commedia musicale che non fa felici né gli adulti, né i bambini, assuefatti ormai da tempo a quel tipo di immagini, ovvero le proiezioni video: espediente utilizzato per ricreare e rendere visibili alcuni momenti di passaggio da una scena all’altra.

Che l’industria italiana del musical non sia quella di Londra e New York è sempre stato abbastanza tangibile, ma anche nel nostro paese abbiamo avuto musical degni di essere ricordati come Notre dame de Paris, nato in Francia ma firmato da Riccardo Cocciante, Aggiungi un posto a tavola, Peter Pan, realizzato dalla stesso regista di Rapuzel con le musiche di Edoardo Bennato. Insomma, il musical ad alti livelli esiste anche nel nostro paese ma pecca di puntare troppo sul nome del personaggio televisivo e meno sulla qualità complessiva del prodotto.

Se Rapunzel possa o meno diventare un musical di successo non siamo ancora pronti a dirlo né possiamo affermare il contrario. Il lavoro di Maurizio Colombi vanta un buon cast di giovani (insieme ad Alessandra Ferrari è opportuno nominare Giulio Corso nel ruolo di Phil), ma i meccanismi e le macchine sono ancora inceppate e il musical ha bisogno di tanto rodaggio ancora.


Dettagli

  • Titolo originale: Rapunzel

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