Arti Performative

Marco Schiavoni/Caterina Genta – Cover: stairway to heaven

Marcella Santomassimo

Marco Schiavoni e Caterina Genta collaborano dal 2006 producendo spettacoli multimediali basati sul linguaggio del corpo e sulle proiezioni video. Elementi che si fondono e dovrebbero interagire anche in questa produzione, che però desta qualche perplessità. 

Marco Schiavoni e Caterina Genta, due artisti, due personaggi del panorama teatrale e della danza contemporanea con un curriculum che leggerlo tutto sarebbe impossibile. Lui compositore, produttore musicale e videomaker, lei danzatrice e coreografa formatasi alla scuola di Pina Baush. Entrambi coordinatori del Balletto di Spoleto, collaborano insieme dal 2006 producendo spettacoli multimediali basati principalmente sulla danza, sul linguaggio del corpo e sulle proiezioni video.  Tutti elementi che si fondono e dovrebbero interagire anche nella loro ultima produzione Cover, in scena fino all’11 maggio al Teatro Due di Roma. La sinossi e la locandina non destano particolare curiosità, anzi insospettiscono, e fa storcere il naso quella definizione di teatro canzone, forma d’arte che necessita di un forte estro artistico, lanciata da Giorgio Gaber e riservata ai grandi del nostro teatro. In un angolo del palco Marco Schiavoni suona la sua tastiera, al centro Caterina Genta, chitarra elettrica in mano e ali da angelo, emblema del bene e del male tra i quali non c’è differenza. La voce di Alessandro Gassman ci introduce all’interno di uno spettacolo del quale facciamo fatica ad individuare il filo conduttore. Le canzoni interpretate dalla voce dolce di Caterina Genta si susseguono l’una dopo l’altra, intervallate da piccoli momenti di danza, accompagnate ora da un cielo troppo azzurro, ora dalle fotografie degli autori della musica italiana e internazionale ora dalle parole che integrano il testo. Marco Schiavoni si prende tutto lo spazio scenico e proietta Fabio Nardelli e la sua rock band su tutte le pareti della sala sulle note di Ma che colpa abbiamo noi e si mimetizza in sala accennando le note di Guarda che luna di Frank Buscaglione, occhi negli occhi con la sua bella di rosso vestita, unico momento della performance degno di nota. Marco Schiavoni e Caterina Genta seguono il cuore, spulciano nel loro personale repertorio di conoscenza musicale, si lasciano andare affidandosi al trasporto emotivo e portano in scena le canzoni che racchiudono bellezza e poesia, che costituiscono appunto una scala verso il cielo, lanciandosi a capofitto in melodie come Meraviglioso di Modugno, Quello che manca al mondo di Ivano Fossati, La Libertà di Gaber e ancora testi dei Led Zeppelin E Pink Floyd, per poi chiudere con il discorso di Steve Jobs. Peccato però che su quella scala che avrebbe dovuto trasportarci in un’atmosfera di serenità, che avrebbe dovuto avvolgerci e cullarci, non siamo mai riusciti a salirci veramente.  


Dettagli

  • Titolo originale: Cover: stairway to heaven

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