Arti Performative

Manuela Cherubini – Criminal

Renata Savo

Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente. (Bertolt Brecht)

A Manuela Cherubini va ancora una volta il merito di aver portato la drammaturgia argentina sui palcoscenici italiani. Stavolta ha scelto Criminal del drammaturgo argentino Javier Daulte, in scena nella bella saletta del Teatro Studio Uno di Roma; che, con il suo arco sovrastante il proscenio come una sorta di moderno boccascena, si è prestato bene, in questa regia, a rappresentare avvenimenti sfasati nello spazio e nel tempo.

Una coppia è in cura da due psicoterapeuti differenti, per motivi che non intaccherebbero, si crede, la propria relazione sentimentale. Dalle successive conversazioni con i dottori si scoprono, poi, uno o forse più triangoli amorosi, segreti, bugie. Con certezza (o forse no?) un omicidio sta per essere compiuto. I quattro personaggi sembrano marionette che agiscono non in nome della verità, ma usando la menzogna per inseguire un proprio tornaconto: per amore si è disposti a tutto, anche a perdere la faccia; anche a macchiarsi di un grave delitto.

Il testo di Daulte, tradotto dalla Cherubini, è una sorta di giallo che lascia scoperti i margini di una comicità surreale. Proprio su questo aspetto minore della drammaturgia di Daulte la regista ha impostato la messinscena, trasformando il testo in un gioco comico e assurdo (“alla Pinter”); sta, insomma, allo spettatore capire se effettivamente esiste un “criminale”, perché, dopotutto, siamo a teatro, dove ci si immedesima in qualcuno soltanto per breve tempo, e per finta, soprattutto. La norma consiste nel mentire fino alla fine, anche quando il mistero, come in questo caso, sembra essere finalmente risolto, generando, quindi, con il pubblico una sorta di corto circuito inaspettato. Manuela Cherubini sembra dire allo spettatore che alla fine, forse – chi lo sa – non c’è un “criminale”, oppure, ribaltando la prospettiva, che i personaggi siano tutti dei “criminali” per il semplice fatto di essere attori e quindi disonesti con se stessi, oltre che verso gli altri, in quanto, nel testo, individui incuranti del peso delle proprie parole: «Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente», per usare un aforisma di Bertolt Brecht.

La regia, insomma, funziona, ma utilizzando il cliché del metateatro; il colpo di scena non è quello che ci si “aspetterebbe”, ma proprio per questo non si può dire, certo, che manchi. Lo spettatore si diverte, è coinvolto, ma il merito maggiore, bisogna dirlo, va alla presenza di bravi attori, ciascuno perfettamente inquadrato dalla regista nel suo ruolo: Luca Bondioli, Andrea Contaldo, Mary Di Tommaso e Antonio Puccia.


Dettagli

  • Titolo originale: Criminal

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