Mac DeMarco – This Old Dog
“Gioventù bruciante”, per contrasto con la ben più nota gioventù bruciata, di cui si faceva portavoce James Dean. Questa è l’espressione più calzante per il polistrumentista canadese Mac DeMarco, classe 1990. Per due motivi sostanzialmente: la riscoperta del sound jangle pop (Beatles perlopiù) e la volontà di raccontarsi senza indugi.
Con queste prerogative nasce This Old Dog, il terzo lavoro in studio dell’artista, composto a soli due anni da Another One. Il sound non è ancora rifinito, qua e là c’è qualche “scivolone” comprensibilmente dovuto all’inesperienza, eppure questo è un disco leggiadro che accompagna – quasi sempre senza distonie – l’ascoltatore. La leggerezza dell’album si avverte sin dal pezzo d’apertura, My Old Man, dove si respira il folk dylaniano, per poi toccare gradevolmente le note agrodolci di This Old Song, primo singolo estratto dall’album e trovare ulteriore conferma in Baby you’re out; ma, come aveva saggiamente affermato Calvino, “leggerezza non è superficialità”: dietro questa patina sonora di illusoria freschezza, si nascondono tematiche di spessore, come la nostalgia per quanto perduto (talora per sempre), poiché relegato alla sfera di ciò che è irrimediabilmente diventato old, (il titolo stesso del disco suggerisce questa idea); I’m seeing more of my old man in me//sto vedendo più del mio vecchio uomo in me, chiosa Mac nella prima delle tredici tracce, con un evidente riferimento al rapporto contrastivo e insoluto con il padre, scomparso da poco; this old dog ain’t about to forget all we’ve had//questo vecchio cane non può dimenticare tutto quanto abbiamo avuto, continua nel secondo pezzo. Il guardarsi costantemente alle spalle, non fa che alimentare il ricordo, unica soluzione possibile: remember all the faces you let in//ricorda tutti i volti che hai lasciato. One Another è la più beatlesiana e ottimista del disco: la perdita di un amore non porta con sé sempre sofferenza e dolore, ma anche la ri-nascita di amicizie apparentemente svanite. Virano verso sonorità nuovamente malinconiche Sister e Dreams from Yesterday; la prima delle due rievoca l’intro di Across The Universe, nonché sentimenti di genuina profondità (“sorella, sappi che il mio pensiero corre a te”); mentre la seconda è un tentativo (a tratti goffo) di dare forma a un sound bossa nova, come lo stesso DeMarco ha confessato in un’intervista. L’armonica a bocca di A Wolf Who Wears Sheeps Clothes rende questo il pezzo più orecchiabile e bello dell’intero disco: è un invito a diffidare dei lupi che si travestono da pecore per accattivarsi l’amicizia e i favori altrui. Fanno storcere un po’ il naso le ultime tracce, dominate da un sound psichedelico che rimanda agli inizi della carriera (On the Level) e da lungaggini elettroniche casuali e incoerenti rispetto all’asciuttezza acustica che contraddistingue questo disco (Moonlight On The River).
Nonostante qualche caduta, This Old Dog ottiene risultati convincenti e abbraccia, con l’affetto di quella stessa famiglia più volte evocata, questa estate.