Cinema

L’uomo con i pugni di ferro

Cristina Lucarelli

Le arti marziali si fondono ad un’azione esorbitante ed esibizionista nell’esordio di RZA, leader storico del Wu-tang Clan e amico del regista di Django Quentin Tarantino.

Violento, colorato, fumettistico, arriva il diretto feroce scagliato da L’uomo con i pugni di ferro (The Man with the Iron Fists), opera prima del rapper Robert “Bobby” Fitzgerald Diggs, più noto come RZA, leader dei Wu-tang clan. Parte con una presentazione altisonante, quella del maestro Quentin Tarantino, ma già le prime sequenze svelano l’arcano: la figura imponente del regista di Django è ridotta ad un ombra che vagamente ispira il tessuto della pellicola, per il resto c’è solo tanto RZA dentro. D’altra parte non poteva essere diversamente: dopo 6 anni di studio e preparazione del proprio progetto, il neo filmmaker voleva stampare un marchio che fosse solo il proprio.

Jungle Village è un paese della Cina di fine Ottocento, dove un fabbro di colore forgia sofisticate armi per poter comprare la libertà della prostituta che ama. Sarà un tradimento a scatenare la guerra tra clan. Si ritrovano così coinvolti il fabbro, un enigmatico british man e la matrona di un bordello.

Scritto a quattro mani con il pupillo di Tarantino, quel certo Eli Roth di Hostel, L’uomo con i pugni di ferro si libra a suon di cazzotti, wuxiapian, pugnali volanti e tanto hip hop. Sale di qualche centimetro dal suolo per poi tornarci in fretta: non crolla, questo no, ma neanche vola alto tra le stelle che illuminano il cielo hollywoodiano. Si abbandona presto la sensazione che dietro l’operazione possa esserci la ricerca di un certo sincretismo culturale, per varcare terreni più fertili ma sicuramente già percorsi. Il plot non è dei più originali, è recitato con sufficienza – Russel Crowe gigioneggia alla grande, la bellissima Lucy Liu non si spreca più di tanto e poi c’è The Animal Batista, un villain tutto muscoli e un passato da werstler – eppure non disturba come mi aspettavo: un caotico caleidoscopio di generi che però, conti alla mano, è divertente e smargiasso. In più, ad alzare una vocina in soccorso di RZA e di tutto l’entourage, sono le coreografie dei combattimenti incorniciate con un’estetica da videoclip. Fa molto videogioco, alla fine, nella sua essenza ludica e a tratti repressa. Questa, forse, la grande pecca. Magari se RZA avesse osato qualcosina in più saremmo oltre la soglia del bazar stilistico, ma magari avremmo anche puntato il dito urlando a squarciagola che di Tarantino ce n’è uno solo. Chissà… Qualunque cosa riservi il regista per il futuro, questo esordio si può tranquillamente guardare. Possibilmente in compagnia di amici che non si impressionano per uno spruzzo di sangue, appassionati di arti marziali, muscoli e belle donne.


Dettagli

  • Titolo originale: The Man with the Iron Fists
  • Regia: RZA
  • Fotografia: Chi Ying Chan
  • Musiche: Howard Drossin, RZA
  • Cast: RZA, Lucy Liu, Dave Bautista, Russell Crowe, Cung Le, Daniel Wu, Rick Yune
  • Sceneggiatura: RZA, Eli Roth

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