“Ludico, interstiziale, garbatamente invasivo, partecipativo”: in arrivo il teatro ‘low-fi’ degli artisti§innocenti
In un appartamento romano con affaccio sulla Piramide Cestia (lo Studio Campo Boario in via del Campo Boario, 2, al secondo piano – Roma), oggi, 18 marzo – a ingresso libero dalle ore 17.30 alle ore 22.30 – il gruppo performativo a presenze variabili artisti§innocenti, composto da artisti visivi, attori e persone comuni, presenterà il primo episodio della performance “Constanza Zimmer – Pensionato Signorile in Piramide” dal titolo “Il Concertino”, che vedrà la partecipazione straordinaria del musicista Luca Venitucci accanto a Roberta Guerrera, Riccardo Marziali, Sandro La Vermicocca, Daniele Villa Zorn, Franco Ottavianelli, Meletios Meletiou, Petra Arndt, Federica Santoro, Monica Pescosolido, Davide Cortese, Armando Moreschi. Un’esperienza da vivere per il tempo che si desidera, come un flusso di accadimenti straordinari e bizzarri, divertenti ed enigmatici in una sorta di set teatrale anni ’50.
Dal 2007, gli artisti§innocenti, in forme borderline tra la performance, il teatro e le arti visive, indagano le possibilità di relazione con il pubblico in situazioni spiazzanti, innescate all’interno di contesti quotidiani, urbani e non teatrali, facendo scivolare le arti visive e plastiche in una realtà sempre più teatrale e la metafora del teatro nel mondo dell’arte, come quando hanno occupato la GNAM pagando il biglietto d’ingresso e fotografando se stessi in relazione alle opere o hanno costruito dei teatrini vegetali sensoriali sulla testa dei fruitori-spettatori.
Li abbiamo intervistati per conoscerli meglio e per capire che cosa ci si dovrà aspettare da questa performance a episodi in appartamento Constanza Zimmer – Pensionato Signorile in Piramide.
Gli artisti§innocenti si presentano come gruppo performativo a presenze variabili: potete dirci di più?
Sandro La Vermicocca: artisti§innocenti è stato fondato da artisti visivi alla ricerca di una forma di attivazione di oggetti d’arte ormai eccessivamente involuti e criptici. Un tentativo di riavvicinarsi ad un pubblico forse ormai estromesso e di farsi portatori attivi non nascosti dietro l’opera. Da questo ambito e situazione storica ci si è inseriti nel contesto del contemporaneo che si è cercato di aprire ad un rinnovato confronto dei linguaggi, con un approccio ludico, interstiziale, garbatamente invasivo, partecipativo, con l’obiettivo dichiarato di rendere il pubblico totalmente immerso in un’inaspettata formula fantastica, straniante e low-fi, cioè, in effetti programmaticamente ‘innocente’. Trattandosi di attività disparate, spesso imprevedibili, e soprattutto in continuo aggiornamento anche la partecipazione dei componenti del gruppo negli anni ha imposto avvicendamenti e un’alternanza di presenze operative, anche legate alla specificità dei progetti. Annoveriamo installazioni viventi e site-specific, improbabili operette morali, cabaret ambientali, blitz innocui, happening e l’ideazione e la cura di una grande varietà di progetti e interventi, in ambiti differenti. artisti§innocenti producono oggi Constanza Zimmer, un progetto multiplo concepito collettivamente in ogni sua fase ed in ogni suo carattere.
Daniele Villa Zorn: Aggiungerei che per fare parte di artisti§innocenti bisogna desiderare, avere necessità, direi, di tuffarsi nell’improbabile con la sola rete di salvataggio del ‘te lo avevo detto’, che forse il nome artisti§innocenti già ambiguamente tesse. Quando non si è in questo stato, o non si partecipa o non si incontra gli artisti§innocenti, o si resta nel mondo degli adulti. Di qui la variabilità delle presenze.
Federica Santoro: La variabilità del collettivo fa sì che tutto e tutti siano fuori posto e puntuali nello stesso tempo, ci sono artisti visivi e invisibili, operai, guardoni, attori, cantanti e di passaggio qualcuno dalla Svizzera.
Franco Ottavianelli: Molto variabili, le presenze. Ad esempio io sono “un” Alan Bikkoin due: sciamano e spacciatore di veleni. A volte scompaio, ma ci sono.
Roberta, parlaci di Constanza Zimmer. Qual è il tuo rapporto con questo personaggio?
Roberta Guerrera: Creare con artisti§innocenti è un processo caotico che arriva a un ordine solo quando è assolutamente necessario. La signora Zimmer è nata improvvisamente e naturalmente, come fosse inevitabile, durante la costruzione della performance. Si è evoluta lentamente, da un’idea centrale che si dischiudeva giorno per giorno. Il fulcro del personaggio è il suo essere doppia, in modo netto e doloroso. Constanza è una elegantissima scatola piena di esplosivo, è la facciata borghese di un laboratorio di totale libertà. Ho sempre trovato raccapricciante l’idea che le ragazze, prima o poi, dovessero diventare signore, almeno in certi ambienti; che fosse chiesto loro di nascondere la verità sotto comportamenti e abiti convenzionali. Così ho nascosto un mondo sotto le gonne ‘borghesi’ della signora Constanza. È l’ombra del compianto cavalier Zimmer, porta avanti il suo nome con reale orgoglio, si muove con garbo, ma quando è distratta le si alzano, per un attimo, le vesti e si intravede la sua natura nascosta. Le abbiamo dato un’origine veneta perché fosse il più possibile lontana da me e mi lasciasse la possibilità di fantasticare sulla sua storia, di costruirle un misterioso passato. Ho radunato vecchissime foto, preso a prestito aneddoti dalle vite di personaggi famosi, ho depredato persino Marcel Proust, e lei è diventata “vera”. Costruire i personaggi, dar loro un passato segreto che il pubblico non conoscerà mai, se non quando trapela dagli atteggiamenti contemporanei, è una cosa che mi fa impazzire di gioia. E poi studiare un dialetto che non è il mio (sono di origini calabresi) e sentire che calza a pennello alla Zimmer. Lei è diventata vera da far paura. Sulla pagina Facebook scrivo il suo diario e adoro farlo. Constanza Zimmer è un frullato di letteratura otto-novecentesca, fumetti americani, un certo cinema sudamericano, condito dal gusto per il travestimento e infilato in uno schermo Rai quando le TV erano ancora in bianco e nero e si andava a letto subito dopo il Carosello. Non ha un solo tempo. Potrebbe passare da una dimensione spazio-temporale all’altra senza scomporsi o diventare fuori luogo. Sa essere giusta per ogni occasione. Il suo rapporto con gli altri personaggi è fatto di forma, strategia e controllo. Io amo Constanza Zimmer. Lei ha una parte del mio armadio, una cappelliera con i suoi oggetti e la biancheria dedicata. A volte mi capita di sentirmi dire, di fronte a una vetrina, ‘Questo è perfetto per Constanza!’.
Constanza Zimmer – Pensionato Signorile In Piramide è una performance collettiva non convenzionale, per lo spazio in cui si svolge, ma anche per la sua forma artistica in cui si mescolano musica, teatro, performance, situation comedy e molto altro. Qual è il vostro rapporto con l’intera materia di questo spettacolo?
Petra Arndt: È che noi non siamo convenzionali. E ci piace da sempre mescolare.
Federica Santoro: Naturalmente è un rapporto confidenziale e patafisico, citando Orson Welles e Alfred Jarry, ma sempre in modo approssimativo.
Sandro La Vermicocca: Per gli artisti§innocenti ogni attività è festosa, dal contenitore fino ad arrivare al contenuto. Le arti al suo interno si incontrano e si confrontano, alla ricerca di un minimo comune denominatore (tra progettualità e sensibilità) per cui le operazioni (non più le opere) sono come dei piccoli tumuli che per mezzo di un’attività di svelamento possono ancora essere avventurosamente scoperte e l’artificio possa rivelarsi in modo deflagrante in una mercuriale attività creativa. E questo si esprime attraverso gli operatori, ingloba attivamente lo stesso pubblico costringendolo, cordialmente, a farsi parte in causa. Come in un qualche accerchiamento che a volte si rivela un trabocchetto, oltre che un invito aperto a un inaspettato girotondo. È però celato dal primo impatto qualsiasi possibile retrogusto amaro che le azioni possono serbare. Solo nella rielaborazione successiva il senso di quanto si produce dal vivo potrebbe far emergere una flebile obliquità, un dolore carezzevole e certamente latente, cui non si rinuncia. Difficile scovarlo, ma non impossibile.
Daniele Villa Zorn: Diciamo che il ‘varietà’ nel suo senso più ampio è il non-genere nell’ambito del quale gli artisti§innocenti operano. Non c’è una programmaticità a priori. Semplicemente si accumula sino al limite della deflagrazione. Ma il corto circuito non è minaccioso, fa tante scintille, ma sono più sfarfallii che micce che possano portare a un’unica definitiva esplosione – siamo più nel mondo degli spettacoli pirotecnici casalinghi. È un atto che non si consuma mai appieno, ma lascia in chi sta al gioco tanta curiosità, tante impensabili seduzioni della mente e non solo, che mantengono quell’ambiguo splendore perché ancora non sviluppate, volutamente acerbe, pronte a sbocciare se c’è terreno fertile.
Franco Ottavianelli: Un bel rapporto di gioco, gioco, gioco. Gran divertimento. Inoltre c’è tanto da imparare. Come un bambino (ho compiuto poco più di 70 anni) imparo dai grandi, ognuno di loro nel suo campo è bravo tanto.
“Il Concertino” è il primo episodio della serie, dunque ci sarà un seguito. Per la particolarità del luogo e della tipologia di evento, però, le performance sono in sé compiute e fruibili dal pubblico anche nella loro più piccola parte. Come considerate, dunque, la continuità di una forma così peculiare di performance che potrebbe benissimo rimanere a uso e consumo del singolo happening?
Federica Santoro: Si cerca di raggiungere degli obbiettivi di persistenza, questo ci spaventa molto e ci mette allegria, in sostanza ogni episodio provocherà delle profonde e inutili mutazioni in tutte le creature del pensionato. Forse capiremo il concetto di mostro, di avanguardia e ci arresteranno, ma forse arresteremo noi tutti, o tutti si arresteranno in una immobilità totale, chissà. Ci ispiriamo a vari artisti performativi, teatrali, visivi, scrittori, filosofi di cui non ricordiamo neanche un nome, fatto sta: quello che accadrà è top secret, e talmente banale e arzigogolato che lo conoscono tutti. Per esempio, in questo episodio, Luca Venitucci è l’ospite del Concertino e nel prossimo, no, non è lui l’ospite.
Petra Arndt: Banalmente, non ci può bastare una solo puntata. Ogni volta quando ci vediamo abbiamo nuove idee. Una più folle dell’altra. E così abbiamo deciso di fare una sit-com. Ci divertiamo.
Franco Ottavianelli: Ogni forma è peculiare e rimane nel singolo happening, per questo ne dovremo fare 10 (almeno). Se ne dovrebbero fare 40 o 400 per toccare le altre forme più salienti.
Per quanto riguarda Constanza Zimmer, se prendiamo ad esempio Alan Bikko, personaggio da me interpretato, sciamano e velenista da anni ospite di riguardo di Constanza Zimmer, abbiamo un bastoncino dello shanghai senza il quale – come per tutti gli altri – il gioco è impossibile. Ma già in Alan Bikko lo sciamano e il velenista vivono due vite parallele ben separate, che hanno poco più di un punto in comune. O forse nessuno. Come tutti gli altri. Quindi già in questo si assiste a una dimensione non univoca, articolata.
Sandro La Vermicocca: In generale nel lavoro degli artisti§innocenti le performance non possono rimanere a uso e consumo del singolo happening perché vige un approccio insiemistico grazie al quale scendendo di livello si arriva a moduli performativi basici, delle micro-performance che nutrono i progetti collettivi. Alcuni esempi di micro-performance precedenti per intendere la nostra insiemistica senza svelare troppo cosa faremo da Constanza. I Teatrini vegetali, ideati per celebrare tout-court lo spazio del teatro coinvolgendo individui formano la sua architettura e la sua identità, costruendo attraverso comuni verdure un teatrino sensoriale che vede la testa di ogni spettatore coinvolto farsi essa stessa teatro, offerto agli astanti. Quest’inebriante architettura, immersiva, è definita da un sipario di fagiolini, quinte di indivia riccia e un palco di erbe aromatiche, profumate. Fare luce è invece un intervento performativo condotto con piccole luci gestite a mano. Piccoli accadimenti e lo scambio della luce permettono un incontro tra persone. La luce punta oggetti, testi, dettagli individuali. La luce è custodita per illuminare l’incavo della mano, come farebbe un’esigua fiamma o una lucciola in una grotta. Una ierofania. Il microcosmo visivo occupa un solo palmo a riprova che accendere di luce un interno chiuso corrisponde a far luce sull’intero universo. Si può far capolino dentro, avvicinando l’occhio.