Lo Scaffale. “Nemico, amico, amante…”
I racconti di Alice Munro: piccoli microcosmi autosufficienti davanti a cui il lettore diventa spettatore di vite intense raccontate in maniera asciutta e lucidissima.
Accostarsi ad Alice Munro all’indomani della vittoria del Nobel spinge, sicuramente, a leggere la sua opera in maniera diversa, più attenta se vogliamo e, certamente, anche più critica. Perché si è portati a ricercare barlumi di capolavoro tra le sue parole, tra le pieghe dei suoi racconti. E Nemico, amico, amante…, essendo una delle sue opere più conosciute, è, sicuramente, un buon punto di partenza per accostarsi alla produzione di questa scrittrice.
Quello che maggiormente colpisce, soprattutto ad una prima lettura, è lo stile, sempre incredibilmente calibrato, al limite della freddezza. La Munro è capace di mantenere alta l’attenzione del lettore senza mai coinvolgerlo completamente ma tenendolo, in un certo senso, a distanza, con una narrazione puntuale e limpida che rifugge da facili sensazionalismi benché gli argomenti trattati siano estremamente importanti e complessi. La costante di questi racconti è un sottile senso di inquietudine che pervade le pagine e lascia intravedere un qualcosa di insano ed irrisolto, senza mai mostrarlo veramente. In questa raccolta di racconti l’autrice si dedica a scandagliare i rapporti e le relazioni, in maniera particolare quelli familiari, seppure la prevalenza sia dedicata alla relazione amorosa. Si tratta, quasi sempre, di amori dispari, sbilanciati, solo immaginati oppure destinati a finire a causa di quelle brusche interruzioni che la vita non ci permette di calcolare con l’anticipo necessario per farcene una ragione.
L’indiscutibile abilità della scrittrice sta nel racchiudere un piccolo universo autoconclusivo nel breve spazio del racconto senza che al lettore resti il desiderio di saperne di più. Ci si sazia di seguire le vite di questi personaggi per lo spazio limitato che la narrazione ci consente e questa è, senza ombra di dubbio, una grande abilità della Munro, che così riesce a creare dei microuniversi autoconclusivi, dei piccoli mondi praticamente perfetti dove ogni cosa, ogni gesto, ogni sentimento sta esattamente al suo posto, senza oltrepassare i confini della narrazione. Molto spesso il racconto, come forma letteraria, rischia di lasciare insoddisfatti proprio perché lo spazio narrativo così breve non permette al lettore di entrare in sintonia con i personaggi e le vicende narrate. Sotto questo punto di vista possiamo dire che i racconti della Munro sono perfetti: ti fanno dimenticare che stai leggendo un racconto perché non rimane niente altro da narrare nelle vicende che la scrittrice ci presenta, sebbene siano spaccati di vite a cui ci accostiamo solo per un breve tratto del percorso.
- Genere: Racconto