Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato
Peter Jackson alle prese col primo episodio della trilogia de Lo Hobbit preferisce rimaner fedele al testo piuttosto che aggiungere il necessario tocco personale
Il 2012 sta per chiudersi e con esso presto svanirà il successo commerciale de Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato, ormai in sala da oltre due settimane e in testa ai botteghini di quasi tutti i paesi in cui è stato proiettato in contemporanea mondiale con l’uscita nel Regno Unito e negli Stati Uniti, oltre alla premiere mondiale di Wellington, Nuova Zelanda. Il nuovo film di Peter Jackson, regista fenomeno dell’horror low budget e poi del kolossal dai costi esorbitanti, ritorna con la saga della Terra di Mezzo che lo rese famoso agli occhi del mondo con Il Signore degli Anelli, prendendo sotto la sua ala Lo Hobbit, romanzo che precede l’epica trilogia di J.R.R. Tolkien.
In una caverna sotto terra viveva uno Hobbit, Bilbo Baggins, rispettabile fumatore di erba pipa ch’un giorno fu disturbato dallo stregone Gandalf il Grigio, deciso a farlo unire ad un’avventura verso la Montagna Solitaria insieme ad una compagnia di 13 Nani guidata da Thorin Scudo di Quercia. L’avventura prevede di riconquistare il regno di Erebor, ora nido del drago Smaug che sessanta anni fa spodestò il più ricco dei reami dei Nani. Fin troppo riduttivo descrivere una trama non complessa, ma dalle molte piccole sfaccettature che han reso l’opera di Tolkien tra i più grandi classici della letteratura contemporanea. A differenza, però, della trilogia più nota, vi è un target ben definito, ovvero i bambini, veri destinatari di questa novella.
Jackson, insieme al suo team di sceneggiatori Fran Welsh, Philippa Boyens e Guillermo Del Toro, non perde di vista il tono del libro, anzi, lo fa suo fino all’ultima goccia d’inchiostro, esagerando nel voler adattare lettera per lettera al mezzo cinematografico. Qui sta il suo errore, nel manifestare il gigantismo di una pellicola “nana” nella sua sorgente originaria, un romanzo di 300 pagine stirato fino a raggiungere le oltre 9 ore complessive di quella che sarà la trilogia completa. Per oltre tre ore lo spettatore assisterà dunque ad estenuanti camminate e corse in HFR (48fps che stancano l’occhio più del 3D) solo a tratti interrotte da scene spettacolari in cui vecchie glorie de Il Signore degli Anelli fanno capolino, come Andy Serkis/Gollum e il co-protagonista Ian McKellen/Gandalf, sempre da Oscar.
A meritare più dei tanti comprimari sono Martin Freeman/Bilbo, beniamino del cinema e della TV britannica, e Richard Armitage/Thorin, entrambi capaci di rubare la scena agli oltre 12 attori che costituiscono la compagnia, poco caratterizzata da un regista perso nelle capriole in 3D di una tecnica forse non adatta alla grandiosità dei set perfetti creati dal team di Dan Hennah e musicati dal premio Oscar Howard Shore.
Dettagli
- Titolo originale: The Hobbit: An Unexpected Journey
- Regia: Peter Jackson
- Fotografia: Andrew Lesnie
- Musiche: Howard Shore
- Cast: Martin Freeman, Richard Armitage, Ian McKellen, Hugo Weaver, Cate Blanchett, Sylvester McCoy, Barry Humphries, Christopher Lee, Ken Stott, Graham McTavish, William Kircher, James Nesbitt, Stephen Hunter, Dean O'Gorman, Aidan Turner, John Callen, Peter Hambleton, Andy Serkis, Jed Brophy, Mark Hadlow, Adam Brown, Ian Holm, Elijah Wood, Manu Bennett, Benedict Cumberbatch
- Sceneggiatura: Peter Jackson, Fran Welsh, Philippa Boyens, Guillermo Del Toro