Arti Performative

Lina Sastri – Linapolina

Marcella Santomassimo

Al Teatro Quirino, Linapolina è Lina Sastri, le tante sfaccettature di una donna di mare, contraddittoria, antica, cosciente, libera

 

Lei a teatro non c’era mai andata. Ma ancora ragazzina incontrò le tavole di un piccolo palcoscenico e scoprì che solo poteva essere davvero libera. Ingenua e sfrontata, diventò attrice. Incontrò Eduardo, Patroni Griffi e poi il cinema con Nanny Loy. Una sera, per caso, il pubblico conobbe la sua voce che tanti anni prima era stata riservata solo agli spettatori del tendone da circo di Masaniello quando Armando Pugliese, accortosi del suo talento, decise di sfruttarlo e, da quel momento in poi, fu musica. Nemmeno io a teatro c’ero mai stata, o meglio, mi era capitato di andarci, per caso, trascinata, ma non lo capivo. Incontrai la sua voce in una sera d’inverno di tanto tempo fa vagando tra video e ricordi di altre voci antiche ascoltate da bambina durante interminabili e silenziosi viaggi. La musica della Napoli, allora completamente sconosciuta, respirata soltanto attraverso le canzoni, si rivestì di note nuove, le più belle; Maruzzella si colorò di fascino e Tammuriata nera divenne un canto di dolore popolare, di guerra alle spalle, di America e di fame.  Da allora è passato del tempo, di teatro ne ho visto tanto, forse troppo, ma mai abbastanza; un’indigestione di cui si perde memoria e, per fame di bellezza e necessità, si ricomincia a cercare. Seduta sulla poltrona rossa del Teatro Quirino, circondata dalle onde e dal rumore del mare, in uno scenario intimo ora di calma, azzurro, ora rosso di tempesta, ricado nella rete, sazia.

Linapolina è Lina Sastri, le tante sfaccettature di una donna di mare, contraddittoria, antica, cosciente, libera, che crede ancora che la vita sia bella e non ha paura di dirlo, non ha paura di essere banale; le parole fanno un viaggio nella sua anima passano per la terra e il cielo per venire fuori ardenti come lava di vulcano e si mescolano alla musica della tradizione partenopea, riarrangiate magistralmente dai musicisti in scena. Ma le stanze del cuore di Linapolina hanno tutte una finestra sul mare, che dà ristoro e cura le ferite. Il mare, unica salvezza, di cui alla fine dello spettacolo sembra davvero di poter assaporare l’odore di sabbia e di sale, terra su cui camminare a piedi scalzi, come sul palcoscenico.  Il coreografo ungherese Rudolf Von Laban considerava danza “tutto ciò che attiene alle potenzialità del corpo umano, ivi compreso la voce”. Prendo in prestito la sua poetica per definire l’ultimo lavoro della Sastri: un’unica lunga, avvolgente e meravigliosa danza.


Dettagli

  • Titolo originale: Linapolina - Le stanze del cuore

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