Libri

Libri Come – L’editoria che deve cambiare

Roberta Iadevaia

L’editoria italiana ospite a Libri Come: problematiche, sfide e proposte in un mondo che cambia

Sulla tavola rotonda dedicata all’editoria, che Libri Come ospita ogni anno e che in questa edizione si è tenuta sabato 16 marzo, grava un’atmosfera pesantissima. I toni sono catastrofici: si parla di terremoto, di tempesta perfetta, di Tsunami. A incupire i volti degli illustri ospiti sono gli agghiaccianti dati Nielsen 2012 snocciolati da Gian Arturo Ferrari, Presidente del Centro per il Libro e la Lettura.

Nel periodo ottobre-dicembre, che dovrebbe essere il più proficuo in termini di vendite, sono 14 milioni gli italiani che hanno acquistato un libro nel 2012, 1 milione in meno rispetto al 2011. Pesante anche il calo del numero delle copie acquistate, passate dai 40 milioni del 2011 ai 35 milioni del 2012. Parallelamente diminuisce la spesa  complessiva pro capite destinata ai libri che registra una differenza di 89 milioni rispetto al 2011. Aumenta invece la vendita degli e-book che, pur rappresentando ancora una porzione molto piccola del mercato, nel 2012 – anno dell’ingresso di Amazon in Italia – oltrepassano la soglia del milione; un risultato importante se si pensa che nel 2011 la stima si aggirava attorno ai 421mila. Risultati significativi anche quelli relativi ai canali di distribuzione: calano le librerie tradizionali (-3% rispetto al 2011) e le grandi catene (-4%) mentre aumentano, anche se di poco, la grande distribuzione (+2%), le vendite online (+1%) e  la voce “altro”, ovvero i canali non espressamente dedicati ai libri, che registrano un +2%.

Uno scenario non certo confortante che il Presidente dell’Associazione Italiana Editori Marco Polillo attribuisce sostanzialmente a tre fattori: il calo generalizzato dei consumi dovuto alla crisi economica; lo storico scarso interesse del popolo italiano nei confronti della lettura, aggravato dall’inettitudine della classe politica nei cui programmi mancano totalmente punti che riguardino la cultura in generale – che pure è il perno su cui si basa la promozione del turismo nel nostro Paese;  e la diminuzione del grado di attenzione riscontrabile nelle nuove generazioni che sicuramente non si addice al libro tradizionale.

Alberto Galla, Presidente dell’Associazione Librai Italiani, ammette di provare disagio e disorientamento di fronte a uno scenario che vede ogni giorno la chiusura di una percentuale significativa delle già poco numerose librerie; allo stesso modo Stefano Parise, Presidente dell’Associazione Bibliotecari Italiani, denuncia i continui tagli e i numerosi problemi normativi, organizzativi e burocratici relativi alle biblioteche, di cui in molti ancora sembrano  ignorare la funzione. Né si può tacere, osserva Andrea Palombi, lo storico “difetto” del sistema editoriale italiano, vale a dire la concentrazione di pochi grandi gruppi che tengono le fila delle grosse catene di distribuzione devastando la concorrenza; opinione da cui dissente, per ovvie ragioni, Stefano Mauri, Presidente del Gems, la holding del Gruppo Messaggerie Italiane – che è a sua volta uno dei principali distributori editoriali nazionali. A tal proposito Palombi evidenzia l’importanza dell’Osservatorio degli Editori Indipendenti (di cui è membro), nato lo scorso dicembre durante la Fiera Più Libri Più Liberi con il preciso scopo di preservare la policulturalità, e che oggi conta più di 130 case editrici.

Se dunque i motivi del pessimo stato di salute del libro in Italia appaiono chiari, non si può dire altrettanto della cura da seguire. Non sarebbe corretto tuttavia sostenere che il sistema editoriale italiano sia immobile o rassegnato; al contrario la crisi sta producendo numerose iniziative che lasciano ben sperare come l’Osservatorio di cui si è parlato e il Centro per il Libro e la Lettura che si propone l’allargamento della lettura in Italia attraverso programmi sperimentali.

E se ciascun rappresentante indica dei suggerimenti per il proprio settore (confidare nelle librerie indipendenti, investire sulla formazione dei librai, recuperare quell’ampia parte della popolazione totalmente esclusa dal mondo del libro sia tradizionale sia digitale), a risaltare sono l’invito di Galla a un confronto comune – la chiusura appare difatti essere un altro grave difetto dell’editoria nostrana – e le parole di Giuseppe Laterza che, riallacciandosi al tema di questa quarta edizione di Libri Come (l’Europa), afferma con forza che “l’Europa economica non basta” e “l’Europa politica si fa attraverso le idee che sappiamo muovere. Il nostro è un mestiere bellissimo perché abbiamo a che fare con le idee e dobbiamo trasformarle in opinioni”. L’editore, Presidente dell’Associazione Forum del Libro il cui compito è proprio raccordare le esperienze locali con quelle nazionali, è difatti fermamente convinto che una letteratura europea sia possibile: “guardiamo alla Francia e alla Germania, impariamo dagli altri e con gli altri per migliorare, facciamo della nostra debolezza una forza”.

Unione e apertura sembrano dunque essere le strade principali per uscire dalla crisi, resta da vedere se l’editoria avrà il coraggio di seguirle.



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