Libertà bruciata
Libri in fiamme: il simbolo di una libertà di pensiero e di un dibattito culturale corretto e rispettoso minati nelle loro fondamenta. Ecco da cosa bisogna guardarsi quotidianamente, prima di arrivare a preoccuparsi dei roghi.
Negli scorsi giorni, ha fatto molto rumore e scalpore il gesto di protesta (eufemisticamente parlando) rivolto da un grillino – l’ “utente militante” Francesco Neri – nei confronti del giornalista e scrittore Corrado Augias. Quest’ultimo, colpevole di aver apostrofato il movimento ed i suoi rappresentanti in maniera non proprio delicata, ha ricevuto una risposta d’altri tempi e, sarebbe il caso di dire, ben sopra le righe: una copia del suo libro, I segreti d’Italia, gettata tra le fiamme, con tanto di post fotografico su Facebook.
Immediato il richiamo a roghi più ampi e di dimensioni collettive, già occorso pochi mesi fa in occasione dell’ondata dei “forconi” e qui inquietantemente di ritorno. Ed ecco che c’è chi, come allora, prende le distanze dalla grottesca esibizione, chi s’indigna, chi invece pensa che indignarsi sia sbagliato ed eccessivo. Reazioni negative di “dalli ai nazisti!” contro iniziative positive votate al “ricordiamo che i libri si leggono” fioriscono sul web come nate da un’invasione di spore. Ci si schiera, da un lato o dall’altro, per difendersi dalla punta dell’iceberg di un fenomeno molto più vasto: quello della decadenza della libertà di pensiero.
Non è di nuovo conio il movimento che vorrebbe Voltaire morto una seconda volta per non aver mai detto (in quanto la citazione pare non sia veramente sua): “Non sono d’accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee”. Il dibattito piace sempre meno, e molto di rado sfocia in qualcosa di realmente costruttivo. Il più delle volte, come si osserva dalla cosiddetta ondata degli ‘haters’ (gli “odiatori”) e dei ben più identificabili troll che popolano la rete, la sua conclusione classica è l’insulto. Forse perché fa anche da punto di partenza, rivelando la natura mistificatoria di un monologare travestito da dibattito. Oppure di un dialogo che ha a che fare più con il motto del “Chi non è con me è contro di me” che con l’incontro di discorsi diversi.
In un contesto simile, di cui i social network rappresentano la principale propaggine e amplificazione, il rogo di un libro apparirà nelle vesti di evento perfettamente coerente rispetto a una desiderio dilagante di “accentramento del pensiero”. Almeno, per chi ha gli occhi abbastanza aperti da constatare la quotidiana mortificazione e censura di tutto ciò che non è conforme, come al conformismo così al suo antagonista. Se c’è da preoccuparsi? Certo. Dal blogger pesantemente offeso per un semplice parere difforme fino al libro bruciato, il passo non è stato così lungo. È da temersi la stessa cosa per quelli a venire.