Le invasioni digitali e la cultura partecipata
“Crediamo in un nuovo rapporto fra il museo e il visitatore basato sulla partecipazione di quest’ultimo alla produzione, creazione e valorizzazione della cultura” così si legge nel manifesto delle invasioni digitali, una rete di eventi nazionali rivolti alla diffusione e valorizzazione del patrimonio artistico italiano attraverso l’utilizzo di internet e dei social media.
“Crediamo in un nuovo rapporto fra il museo e il visitatore basato sulla partecipazione di quest’ultimo alla produzione, creazione e valorizzazione della cultura” così si legge nel manifesto delle invasioni digitali, una rete di eventi nazionali rivolti alla diffusione e valorizzazione del patrimonio artistico italiano attraverso l’utilizzo di internet e dei social media.
Fittissimo il calendario di appuntamenti della prima edizione che si tiene proprio in questi giorni, dal 20 al 28 aprile. Decine e decine di musei grandi e piccoli, siti archeologici, parchi e centri storici sono pronti ad accogliere l’arrivo di un insolito pubblico armato di telecamere, smartphone e macchine fotografiche. Ogni invasione ha una data e un’ora precisa: dal MART di Rovereto alla Villa romana di Patti in Sicilia si sperimentano nuove modalità di interazione tra pubblico e spazio culturale.
Il progetto, ideato da Fabrizio Todisco in collaborazione con la Rete di travel blogger italiani di #iofacciorete, Officina turistica, Instagramers italia e l’Associazione nazionale piccoli musei, mira alla “co-creazione di valore culturale”. Mentre lo stato continua a ridurre finanziamenti e gli organi di tutela come le Sovrintendenze sono svuotate della capacità operativa a causa della mancanza di personale, le invasioni digitali al motto “Liberiamo la cultura” assegnano a pubblico e visitatori la funzione fondamentale di rilanciare il patrimonio storico artistico.
Chiunque può proporre un’invasione scegliendo un luogo della propria città e invitando tutti a partecipare. Un’iniziativa che parte dal basso per riportare l’attenzione alle tante grandi e piccole realtà del paese che formano la straordinaria tessitura dei beni culturali sul territorio italiano. Un progetto figlio del suo tempo: dal web 2.0 alla cultura partecipata degli spazi occupati come il teatro Valle di Roma, nuovi incubatori di idee e progetti per il futuro.