Cinema Festival

Le Eumenidi

Stefano Valva

Uno dei film più sperimentali, si potrebbe dire più da festival che da festa del cinema (sarebbe stato adatto per esempio, in una rassegna come quella di Pesaro, sempre sensibile a proposte d’avanguardia) debuttante a Roma è Le Eumenidi, scritto e diretto da Gipo Fasano.

Il titolo non è inedito, dato che è anche quello di una celebre tragedia greca, nella quale il figlio di Agamennone, ossia Oreste, vendica il padre uccidendo la madre Clitennestra. In seguito, verrà perseguitato dalle Erinni (personificazioni femminili della vendetta) e portato a processo alla corte degli Dei.

Il protagonista della pellicola è anch’esso un ragazzo che si ritrova in una situazione similare: a appena compiuto un delitto, che gli ha causato anche una profonda ferita al braccio, ed è in attesa di giudizio. Nel frattempo, vaga per le zone di Roma, non estetizzate come nel viaggio umano e onirico della Dolcevita di Fellini per esempio, bensì deturpate della propria bellezza, così da potersi concentrare esclusivamente sullo status di un’anima violata, che ha commesso l’azione brutale per eccellenza.

D’altronde, la differenza tra il protagonista epico e quello cinematografico è allo stesso tempo sostanziale: Oreste viene assolto grazie al voto benevolo di Atena; il ragazzo borghese resta invece per tutta l’opera in asfissiante attesa di quello che potrebbe accadere.

In tale limbo purgatoriale, egli lavora in un ristorante, fa serata con gli amici a suon di musica techno e droghe, si dedica ai videogiochi (quest’ultimo è un tema non in secondo piano, dato che nell’incipit si inizia proprio con la macchina da presa immersa in un gioco di ruolo, ove un personaggio fugge, braccato dalla polizia – una costante che ritornerà anche in alcune sequenze dell’epilogo). Tutti espedienti che rientrano nella quotidianità del protagonista, ma che non divengono delle persecuzioni successive all’evento scatenante (che lo spettatore non vedrà, né nel prologo, né tramite flashback). Si è privi di inquisitori, di divinità, di Dei che mettano a giudizio. Ogni cosa è scarna, priva di essenza e finalità, in un contesto decisamente agnostico.

Le tecniche d’inquadratura e il decoupage, sono ne Le Eumenidi funzionali per una visione tout court della condizione di attesa e di spossatezza del protagonista: l’opera è in bianco e nero, alcune parti sono state girate con lo smartphone (esperimento sposato in Unsane anche da Steven Soderbergh, che decise di utilizzare l’Iphone, per immergersi ancora di più – in quel caso – nella psiche folle, depressiva e incompresa della protagonista), il suono è per lo più asincrono, la mise en scene è basata sugli sguardi e sulle immagini-azione dei personaggi senza che essi parlino, e se lo fanno è (quasi) sempre in fuori campo. Ci sono molteplici primi e primissimi piani, che vanno a inquadrare il corpo, o parti di esso come il viso, e le sue relative mutazioni espressive, condizionate dal momento di stasi di un’esistenza rovinata.

Le Eumenidi di Fasano è un mediometraggio che rispetto all’opera mitologica – dalla quale prende spunto anche in termini narrativi, attraverso la scelta della divisione in capitoli – è meno lineare, meno risolutivo, meno epico e più umanizzato, meno strutturale e più caotico; e ancora, più improntato sulla caduta di una grande narrazione e sulla ricerca del senso, dello stile funzionale e di una descrizione contorta e conturbante di un giovane irrisolto, depresso, insoddisfatto e continuamente alla ricerca di escamotage, così da sfuggire alle proprie emotività e alla relativa quotidianità, professionale e familiare.

L’opera resta comunque più un esperimento, una visione segmentata, invece che una nuova proposta di cinema. Le Eumenidi è un pastiche di elementi, di scelte di regia e di tecnicismi, che creano una forma cinematografica narrativamente non esaustiva, e ben poco coinvolgente. Una rappresentazione dello spaesamento e delle incertezze, che rende proprio così il pubblico per quasi 70 minuti, con la curiosità di ricercare una razionalità e/o dei punti di riferimento, che né loro, né il protagonista, sono destinati in questo viaggio dell’anti-eroe ad ottenere.


  • Diretto da: Gipo Fasano
  • Prodotto da: Giorgio Gucci
  • Scritto da: Gipo Fasano
  • Tratto da: "Le Eumenidi" di Eschilo
  • Protagonisti: Valerio Santucci, Gian Marco Ceccaranelli, Matteo Tomassini, Mattia Vita, Benedetta Fasano, Marco Santucci, Maurizio Marchetti
  • Musiche di: Giulio Previ
  • Fotografia di: Domenico Boscovich
  • Montato da: Riccardo Giannetti
  • Casa di Produzione: Conteastudio
  • Durata: 70 minuti
  • Paese: Italia
  • Lingua: Italiano

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